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accessi vascolari

Impianto a domicilio di PICC e Midline, l'esperienza Asl TO5

di Sandra Ausili

Minore incidenza di complicanze che impattano su outcome assistenziali, riammissioni ospedaliere, tempi di degenza e costi relativi e assoluti. E ancora: garanzia di un accesso venoso stabile per terapia infusionale grazie alle innovazioni tecnologiche, che si traduce in una migliore compliance del paziente al piano terapeutico, forte anche del supporto del caregiver. Sono i principali vantaggi che Federica Bellangero, infermiera coordinatrice Cure Domiciliari Nichelino ASL TO 5, elenca illustrando il progetto aziendale di impianto domiciliare di PICC e Midline da parte di un team multidisciplinare dedicato: il primo Home Vascular Access Team in Italia.

Gestione domiciliare PICC e Midline, nuove tecnologie migliorano gli esiti

Si sente sempre più spesso ribadire che l’assistenza deve “uscire” dall’ospedale e spostarsi capillarmente sul territorio. Il territorio - la propria abitazione, la rete sociale in cui la persona vive - è il primo “posto” dove l'assistito deve essere curato e riabilitato.

Questo vale anche e soprattutto per i pazienti che devono essere sottoposti a terapie infusionali massive a lungo termine, come accade ad esempio durante cicli di chemioterapia e di nutrizione parenterale totale, dove vi è la necessità di un accesso venoso più “resistente” e capace di sostenere terapie durature nel tempo, permettendo alla persona di convivere con questo dispositivo anche nella propria quotidianità domiciliare evitando continue venipunture.

Minimizzare i ritardi del trattamento, ridurre i tassi di infezione/complicanze e le riammissioni ospedaliere, nonché migliorare l’esperienza del paziente. È quanto può garantire un Home Vascular Access Team, équipe composta da medici e infermieri specializzati nell'impianto e nella gestione di ogni tipologia di dispositivo vascolare. Ed è ciò che quotidianamente l'HVAT ASL TO 5 assicura al proprio, vastissimo, bacino d'utenza (circa 2.500 pazienti per ciascuno dei 4 distretti).

Utilizziamo cateteri in poliuretano di terza generazione che ci consente di avere un'ottima resistenza insieme ad una buona flessibilità e adattabilità al percorso venoso

Nell’ottica di una migliore presa in carico a livello domiciliare, inoltre, ci sono alcune risposte che il professionista sanitario ha bisogno di riscontrare in un determinato dispositivo: una volta decisa la tipologia di accesso vascolare più appropriato da impiantare al singolo paziente - continua Bellangero - studi scientifici e linee guida di riferimento raccomandano, principalmente per ridurre il rischio di sviluppare trombosi venosa, di non utilizzare cateteri Midline per terapie vescicanti continue, irritanti, nutrizione parenterale ed infusione di farmaci con valori estremi di pH e osmolarità. Inoltre, è fortemente raccomandato l’utilizzo di cateteri con il calibro esterno più piccolo possibile e che supporti gli alti flussi mantenendo la corretta proporzione tra vaso e catetere.

Quello che utilizziamo è un catetere dal calibro di 3 French, calibro ridotto del 14% rispetto ad altre tipologie di cateteri con la stessa performance, che ci permette di avere una scelta più ampia del vaso nel quale inserirlo e ci dà la possibilità di ridurre in modo notevole le complicanze

Tutto questo è possibile grazie alla sinergia tra i recenti progressi nella tecnologia dei poliuretani e nei processi di produzione, che ha reso disponibile una famiglia di cateteri che, garantendo un buon flusso all'interno del vaso (come da letteratura, il diametro esterno del catetere non deve superare il 45% del diametro del vaso), è in grado di incidere significativamente anche sulle misure riabilitative ed assistenziali, volte al reinserimento familiare, sociale e lavorativo della persona; in sintesi, sull’aumento della sua qualità di vita.