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Opi chiedono didattica in presenza per i figli degli infermieri

di Sara Di Santo

Garantire la frequenza scolastica in presenza degli studenti figli degli infermieri (e più in generale di tutto il personale sanitario e dei lavoratori essenziali). È quanto chiede il Coordinamento degli Ordini delle professioni infermieristiche della Lombardia, in virtù della possibilità (prevista da nota MIUR) per le Regioni di regolamentare la questione con proprie ordinanze.

Dad anche per i figli degli infermieri, Opi Lombardia non ci stanno

il Coordinamento Regionale Opi Lombardia chiede che venga ripristinato il diritto di usufruire della didattica in presenza per i figli degli infermieri

Da quando Viale Trastevere ha chiarito che i figli degli infermieri non hanno diritto alla didattica in presenza così come quelli dei medici e degli altri operatori della sanità, è scoppiato il caos.

Motivo? Lo scorso 4 marzo una circolare del ministero dell'Istruzione inviata a presidi e dirigenti scolastici regionali, riprendendo quanto stabilito dal primo Dpcm del governo Draghi, specificava le modalità della didattica a distanza e le deroghe. Tra queste, veniva confermata quella per i figli del personale sanitario, salvo ovviamente diversa disposizione delle ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni.

A distanza di 72 ore, però, è arrivato il dietrofront del Ministero dell’Istruzione: i figli di medici e infermieri non potranno fare didattica in presenza nelle zone rosse, possibilità riservata solo a ragazzi con bisogni educativi speciali e con disabilità.

Anche Regione Lombardia ha limitato la possibilità di fruire della didattica in presenza alle sole categorie degli alunni con disabilità e BES, annullando, di fatto, la possibilità di prevedere la frequenza scolastica in presenza per gli studenti figli del personale sanitario operativo sul fronte Covid e pronto a offrire prestazioni indispensabili a garanzia dei bisogni di salute dei cittadini.

Decisione criticabile per più motivi, secondo il Coordinamento Regionale degli Ordini delle professioni infermieristiche: in sostanza - scrivono i presidenti Opi - le infermiere e gli infermieri debbono continuare a prestare servizio in aiuto della popolazione, in una situazione di urgenza senza precedenti storici, non avendo la possibilità di contare nemmeno sul supporto didattico, relazionale e organizzativo della scuola.

Come Coordinamento lombardo ci aspettiamo che ai figli dei nostri professionisti - impegnati negli ultimi 365 giorni nel fronteggiare la Pandemia Covid-19 e che nei prossimi mesi dovranno verosimilmente cedere ulteriori quote di vita privata, in termini di rinunce a riposi o a ferie programmate - venga ripristinato il diritto di usufruire della didattica in presenza, così come originariamente programmato nel c.d. Piano scuola 2020-2021

Gli infermieri - continua la nota - sono irrinunciabili sul campo, ora più che mai, ma per poterlo fare in sicurezza, con la necessaria e dovuta serenità residua, devono poter beneficiare della garanzia di continuità concessa dall’istituzione scolastica, non potendo lasciare i propri figli né ai nonni non vaccinati, né da soli se minorenni.

Per questo - e puntando sul fatto che la nota del MIUR prevede nello specifico che le Regioni possano regolamentare la questione con proprie ordinanze - gli Ordini lombardi chiedono fermamente a Regione Lombardia di garantire la frequenza scolastica in presenza degli studenti figli degli Infermieri, più in generale di tutto il personale sanitario e dei lavoratori essenziali, le cui prestazioni sono ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione.

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