Durante i passati mesi invernali era stata annunciata la prossima uscita della traduzione dell’ultimo lavoro di Claudia Piñeiro : “Il tempo delle mosche ”. Come spesso accade nei lavori della scrittrice argentina, la storia è un giallo di vera e propria arte letteraria e di impegno politico allo stesso tempo, con al centro il protagonismo delle donne: Inés, La Monca, Guillermina, Susana, Laura e altre ancora.
Una storia che parla della quotidianità della condizione femminile
"Il tempo delle mosche" di Claudia Piñeiro
La protagonista principale è Inés, ex-galeotta che torna alla vita normale dopo aver scontato 15 anni di galera per omicidio per una brutta storia di corna, gelosia, abbandono e frustrazione, alla base della trama narrativa del libro “Tua”, scritto quasi venti anni fa. Ma “Il tempo delle mosche” è qualcosa di più di un sequel .
È la necessaria sottolineatura dei tanti temi del mondo di oggi che vedono al centro le donne, la loro soggettività di genere, di persone libere, di lavoratrici cui ogni più piccola riflessione sulla propria condizione è concessa, anzi viene conquistata, con duro lavoro. Tanto duro lavoro e tanti sensi di colpa in cui affogare ogni piccola scelta non coincidente con l’universo maschile dominante.
Sul tutto dominano quindi le diverse figure femminili del romanzo, le quali riflettono sulle singole condizioni di vita che si intrecciano e scandiscono passo dopo passo lo sviluppo di una trama che supera il noir, fa l’occhiolino all’hard boiled, smette i panni del thriller di facile produzione e si tinge dei colori più classici del giallo ad un ritmo veloce che incalza il lettore pagina dopo pagina verso la costruzione dell’epilogo finale.
Ad aiutare le donne c’è poi l’inserimento, fra un capitolo e l’altro, dei commenti di un presunto coro della miglior tragedia greca che scandisce le riflessioni di un collettivo femminista nascosto dietro le quinte di una “Medea” di Eschilo, rappresentante del mondo femminile ribelle. Ma su tutto (di nuovo!) dominano ancor più loro: le mosche.
Narrate e raccontate, indagate dall’autrice e da una delle protagoniste – Inés – che si è reinventata disinfestatrice di parassiti domestici, ma con insetticidi ecologici e senza mai mettersi nella condizione di dover uccidere le mosche, cui tiene perché le hanno insegnato a guardare la vita con i tempi dilatati da un universo che va veloce e riesce a vedere le vicende umane private da qualsivoglia frenesia di vita.
Insomma, un giallo carico di tante storie di donne del Cono Sud che non è più e soltanto l’Argentina della Piñero, ma è il Sud del mondo e di tutte (e tutti) coloro che vi vengono esiliati da qualsivoglia dominio, categorizzazione umana, sistema di potere.
E se storia di donne deve essere, non possono mancare i riferimenti ai lavori femminili, su cui si trova a riflettere il citato coro: In quale lavoro? In quale posto? Ti faccio una lista […]: infermieristica , cucina fino a che non è diventato fico fare lo chef, pulizia, insegnamento – soprattutto nella scuola primaria – cura degli anziani, lavare, stirare, lavori precari e altri lavori domestici .
Ci sono di conseguenza anche i rimandi allo stesso mondo della salute degli ultimi. O meglio, delle ultime . Si parla di maternità come scelta partecipata e di aborto come diritto da garantire, delle scelte della transizione (attenzione alla pericolosissima teoria gender!) e di sentenze durissime come quelle che l’istologia di un piccolo nodo al seno – di una delle protagoniste - può rappresentare: carcinoma duttale infiltrato.
Un problema di non poco conto per la salute di chi vive in un paese dove la sanità pubblica può rispondere ai tuoi bisogni dopo oltre sei mesi: […] mentre cercava il nodulo al seno, la sua faccia nel tentativo di fingere che non fosse cresciuto, l’indifferenza del sistema sanitario nei suoi confronti, la certezza che siamo tutti uguali davanti alla legge, ma chi ha i soldi è più uguale di qualcun altro. In particolare, di qualcun’altra .
Già, questa è la vita in un paese dove se hai i soldi tutto è più facile. Più subito. Senza problemi. E il bisogno di soldi è da sempre alla base di qualsiasi giallo che si rispetti dove disperazione e vendetta, fato e cattiveria umana costruiscono crescenti narrativi da cui nessun lettore riesce a liberarsi.
Un’ultima cosa ancora. All’interno dei tanti libri che “Il tempo delle mosche” contiene, non mancano i rimandi puntuali ad una nutrita bibliografia di autrici femminili internazionali che invitano a riflettere, a vario titolo, sulle molteplici questioni stringenti della condizione femminile.
Alla fine, Claudia Piñero consegna una storia che parla della quotidianità della condizione femminile, in termini di miseria economica ed affettiva. Chi subisce la prima si rifugia e soffre della seconda. Chi invece è empaticamente indifferente alle vicende umane vive e gode della miseria altrui, non trovando di meglio che alimentarla.
Un libro che parla di amore anche se le protagoniste cercano di fuggirne via, ma lungo la strada incontrano la solidarietà dei paria di ogni tempo e non possono che ritornare sui propri passi per un percorso di vita, un finale narrativo ed un afflato libertario che, nonostante le oltre trecento pagine del volume, durano troppo poco. Almeno fino a quando non ci si lasci contagiare dalla voglia di riscatto femminile che la storia getta in faccia alle lettrici. Ed ai lettori. Soprattutto.
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