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Editoriale

Un passamontagna in fondo al mare

di Giordano Cotichelli

Il prossimo 24 giugno ci sarà a Roma una manifestazione a favore della sanità pubblica. Una buona occasione per poter rilanciare un’idea altra di società. Un’occasione, a dire il vero, che si doveva porre in essere da almeno trent’anni. Il rischio è che forse sia troppo tardi. Il rischio è che ci si illuda che una semplice manifestazione possa far cambiare idea ai profittatori dei beni pubblici. Una consapevolezza che ricorda come c’è molto da fare per il bene comune di questo paese, ovunque, ogni giorno e senza bisogno di passamontagna di nessun tipo.

C’è molto da fare per il bene comune di questo paese

I passamontagna è meglio lasciarli a chi preferisce cercare in fondo all’oceano ciò che non vuole vedere in fondo al Mediterraneo.

Le agenzie di stampa dicono che restano poco meno di due giorni di aria disponibile ai 5 passeggeri del piccolo sottomarino scomparso (inabissatosi) durante un’escursione turistica, in visita al relitto del Titanic in fondo all’Atlantico, al largo delle coste canadesi. Sembra che sia stato pagato un biglietto del prezzo di 250.000 dollari per andare a vedere un relitto che si trova a 3.810 metri di profondità e a 486 miglia dalla costa dell’Isola di Terranova.

L’apprensione per i dispersi cresce di ora in ora, come è comprensibile, e molti temono il peggio nonostante l’impegno di mezzi e uomini da parte di molti paesi. Va però ricordato che non c’è stata la stessa mobilitazione – anche mediatica - per le centinaia (600?) vittime del naufragio di una nave di profughi al largo delle coste greche, qualche giorno fa. Con 250.000 dollari tutte le vittime di quel naufragio avrebbero potuto avere tranquillamente salva la vita, semplicemente comprando un biglietto aereo per il paese dove volevano andare ed ottenere il relativo visto per entrarvi; al pari della stragrande maggioranza dei migranti, quando ne hanno la possibilità.

I clandestini sono solo una minoranza, importante, ma costruita dalla burocrazia degli stati, delle economie globali e dagli affari elettorali. Tutto ciò accade alle porte del terzo millennio, dove il mondo continua ad apparire rovesciato e vigliacco, letto e raccontato in maniera diversa a seconda se si è un passeggero della prima o della terza classe del Titanic.

Ed allora vengono in mente i brutti fatti di questi ultimi giorni. Pensate se al posto di quattro (o cinque) youtuber bianchi si fossero trovati degli africani, alla guida di una Lamborghini, a provocare un mortale incidente stradale. Probabilmente sarebbero stati linciati sul posto e nelle stanze della politica, mediatiche ed istituzionali. Si sarebbero alzati polveroni scandalistici e forcaioli per giorni.

Facile che qualche brillante cittadino si sarebbe sentito legittimato ad andarsene in giro per Roma a sparare contro ignari passanti “diversamente colorati”. E il clochard di Pomigliano d’Arco? Probabilmente anche se fosse stato un europeo bianco, avrebbe fatto ugualmente una brutta fine: la miseria e la povertà sono sempre un facile bersaglio verso cui scagliare frustrazioni e pulsioni animalesche, specie se ben alimentate da pulsioni razziste ed ignoranti molto diffuse. Le stesse che portano a preoccuparsi, strumentalmente, della battuta di un vecchio comico genovese, e guru politico, che evoca l’uso del passamontagna per mascherare la discrezione di un civismo militante cui appellarsi di fronte all’imbarbarimento dell’amministrazione della “cosa pubblica”.

Una battuta che ha dato fiato al cianciare di chi ogni settimana maschera la sua inettitudine amministrativa e politica, al governo o all’opposizione, calandosi in testa il passamontagna della provocazione e della caciara di piazza – molto spesso televisiva - nella speranza che urla ed invettive di vario genere possano riempire il nulla agito da chi fino ad oggi ha sparso promesse e speranze di ogni tipo, rastrellato enormi risorse pubbliche e fatto solo danni per la collettività. Comportamenti che vanno avanti da troppo tempo ormai.

Tutto ciò accade poi sullo sfondo un paese agonizzante, con un welfare che sta diventando oggetto di contesa fra due diverse tifoserie: chi si è accorto, tardi, che la sua professionalità è tutelata solo all’interno della sfera dello stato sociale e chi continua a fare ponti d’oro alla privatizzazione dello stato sociale italiano sperando che quello stesso oro, gratta oggi e gratta domani, gli piova un po’ addosso. Ma si sa, tragicamente, a furia di grattare, a piovere sulla testa della gente sono solo i ponti – e chi ci sta sopra – erosi dalla cattiveria di questo brutto oggi.

Di fronte a tutto questo è abbastanza difficile capire cosa dire e cosa fare. Ecco, sì! Il prossimo 24 giugno ci sarà a Roma una manifestazione a favore della sanità pubblica. Una buona occasione per poter rilanciare un’idea altra di società. Un’occasione, a dire il vero, che si doveva porre in essere da almeno trent’anni.

Il rischio è che forse sia troppo tardi. Il rischio è che ci si illuda che una semplice manifestazione possa far cambiare idea ai profittatori dei beni pubblici. Una consapevolezza che ricorda come c’è molto da fare per il bene comune di questo paese, ovunque, ogni giorno e senza bisogno di passamontagna di nessun tipo.

I ribelli ed i giusti, i rivoltosi e gli esasperati, i rivoluzionari e la parte migliore della società, da sempre affrontano a viso aperto la lotta per difendere i diritti collettivi. I passamontagna è meglio lasciarli a chi preferisce cercare in fondo all’oceano ciò che non vuole vedere in fondo al Mediterraneo.

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