Ogni morte bianca è impattante psicologicamente per il soccorritore
Il 16 febbraio 2024 è crollato il solaio all'interno del cantiere di Esselunga a Firenze causando 5 morti e 3 feriti.
L'ultimo grave disastro collettivo, che si è verificato nel settore nero dell'edilizia dove si muore più che in altri comparti, è stato seguito quasi ogni giorno dalla cronaca di singole morti isolate. Gli ultimi lavoratori morti sul colpo sono dell’11 marzo: nel bresciano un operaio di 43 anni è caduto dal tetto di un capannone e nel salernitano un 26enne è stato folgorato con una scarica da 20 mila volt. Qualche giorno fa era deceduto un capocantiere di 79 anni nel barese.
Si muore sul lavoro anche quando al lavoro non ci si dovrebbe nemmeno stare, per età . I dati confermano purtroppo una tendenza allarmante che si registra ogni anno. Siamo di fronte ad una ferita sociale che non conosce tregua. Ogni morte bianca socialmente ci riguarda. Ne sono coinvolti soprattutto gli operatori sanitari che accorrono sul posto per cercare di salvare o per constatarne il decesso. Ogni morte bianca è impattante psicologicamente per il soccorritore, la sua violenza resta negli occhi.
Sicurezza e salute sono due materie che non possono essere trattate separatamente , poiché la sicurezza rientra a pieno titolo tra i bisogni di salute della popolazione. Della salvaguardia di questi diritti ne sono responsabili in ugual misura sia gli Ispettorati del lavoro sia le Asl che si occupano di epidemiologia lavorativa ed ambientale nonché di sensibilizzazione, prevenzione, promozione e formazione.
Le Asl dovrebbero avere in organico un adeguato numero di tecnici della Prevenzione, detti anche ispettori sanitari. Si dovrebbe procedere a nuove assunzioni, considerando anche che l'età media dei tecnici attualmente in servizio è di 46 anni. Regolamentata dalla legge n.251/2000, tale figura è una professione sanitaria per la quale ci si forma alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, con un corso di Laurea triennale sulla prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro.
Ha il compito di vigilanza, ossia di verificare che le norme siano rispettate e la salute venga tutelata. Lo Spisal ha spesso denunciato negli ultimi anni che la prevenzione è a rischio per la carenza di personale. Tecnici ed ispettori risultano infatti carenti, come gli infermieri, sia nelle università che nelle Aziende Sanitarie Locali, da Nord a Sud. Già nel 2021 ne mancavano all'appello 1400, secondo l'analisi del fabbisogno nazionale condotta dal Presidente della Commissione Albo nazionale dei Tecnici della Prevenzione (TPALL).
La sicurezza sui luoghi di lavoro, insieme alle misure di tutela della salute dei lavoratori, è regolamentata dal decreto legislativo n.81/2008 . La normativa, che integrava e migliorava la legge 626, rende obbligatoria la prevenzione del rischio legato alla tipologia dell'azienda e della specifica mansione lavorativa attraverso una politica aziendale di informazione e formazione.
Rende un dovere offrire un ambiente di lavoro salubre e sicuro nonché vigilare e verificare il rispetto delle norme antinfortunistiche da parte dei lavoratori. Rende altresì un dovere da parte dei lavoratori avere cura della propria ed altrui salute e sicurezza rispettando le regole. Anche se può essere per fatalità o calamità, generalmente si muore sul lavoro per avere sbagliato qualcosa nella procedura, perché un lavoro precedente non è stato fatto a regola d'arte da qualcun altro o per il concatenarsi di eventi rischiosi non presi con le dovute considerazioni che portano all'incidente infausto.
Non è bello morire per lavoro , qualunque sia l'occupazione, regolare o irregolare, per la quale ci si sveglia ogni mattina. Non è bello perdere la vita facendo un'attività, che si ama o non si ama, ma per la quale si viene pagati. O sottopagati.
Si muore lungo le strade e lungo i binari. Si muore sulle gru troppo vicine ai tralicci dell'alta tensione e cadendo dentro ai silos del grano e del vino. Si muore accidentalmente precipitando da un'impalcatura e stritolati da una pressa, schiacciati da un trattore, bruciati da un ritorno di fiamma di un forno di ghisa. Si muore ovunque e si muore male, inaspettatamente.
Tuttavia, dietro ad ogni morte spesso ci sta un'imprudenza, una leggerezza, la fretta, la disattenzione, una mancata osservanza di qualche norma o dispositivo individuale di sicurezza. Ci sta l'imperizia, la mancata sorveglianza e la mancata denuncia di condizioni non idonee.
Le morti bianche sono dovute non solo a carenze organizzative e di processo ma anche culturali e formative e, non di meno, da carenze strutturali dovute agli impianti normativi , aveva dichiarato Di Giusto, Presidente di TPALL.
I decessi causati da incidenti che avvengono sul luogo di lavoro, o lungo il percorso per raggiungerlo o per allontanarsene nell'arco di trenta minuti (in itinere), sono chiamati morti bianche . Il colore bianco allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'incidente.
Dai dati Inail emerge che sono stati 1485 i morti nel 2023, soltanto in Italia, tre o quattro al giorno. Nel 2024 si sono già registrate 181 morti bianche, di cui 45 a gennaio e 50 a febbraio. Un morto sul lavoro ogni 8 ore e mezzo. Capita che si muoia al primo giorno come all'ultimo. O che si muoia quando, messi a riposo per il raggiungimento dell'età, si continua a lavorare in nero per aggiungere soldi alla pensione o soltanto per sentirsi ancora socialmente attivi.
Ad ogni morte bianca il luogo del decesso viene messo sotto sequestro, si aprono doverosamente inchieste e si indaga per omicidio colposo. Le chiamano incidenti e tragedie, stragi silenziose. Ecatombe.
Si organizzano scioperi per gridare ancora una volta che l'incolumità dei lavoratori è un dovere inderogabile che deve essere garantito dalle istituzioni e dai datori di lavoro. Ma alle vittime restano solo le messe di suffragio e il 1° maggio e ai lavoratori, se ci pensano, la speranza che la prossima volta non tocchi sfortunatamente a loro.
Alla luce dell'incidente mortale di Firenze il Governo ha ideato la patente a punti per le imprese edili e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri , sia temporanei che mobili, con lavori edili o di ingegneria civile. In vigore dall’1° ottobre 2024, il decreto legge n.19/2024 diventa uno strumento più severo per certificare il rispetto delle misure per la salvaguardia della salute e della sicurezza nei cantieri.
Avrà trenta punti a scalare in caso di violazione della normativa in vigore (dlgs. 81/2008). È stato stabilito che la perdita di vita di un uomo, causata dalla responsabilità del datore di lavoro, vale 20 crediti. Nei casi di infortuni che causano la morte o l'inabilità temporanea o permanente del lavoratore, l'Ispettorato del lavoro può sospendere la patente a punti fino a 12 mesi.
Per lavorare nei cantieri occorre che nella patente ci siano almeno 15 crediti residui, pena il pagamento di una sanzione da 6 mila a 12 mila euro. Sindacati e rappresentanti delle imprese ritengono sia una misura insufficiente ad arginare il fenomeno delle morti bianche nel settore edilizio, giudicandola un altro inutile aggravio burocratico.
Le hanno chiamate morti bianche per connotarle con la neutralità della responsabilità. Nessuno sa di chi è la colpa. La tragica fatalità non c'entra niente. Sono la conseguenza della negligenza, della precarietà, dello sfruttamento. Si muore perché il giorno prima si era a portare in giro le pizze in biciletta e il giorno dopo si è felici di avere trovato un lavoro migliore e ci si aggira nel cantiere a fare malte. E pochi controllano che sia tutto in regola.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?