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Ciao Wondy, e grazie

di Redazione

In un Paese vergognosamente anti scientifico, mi inchino alla competenza e alla preziosa umanità scovata all'Ospedale Humanitas: alle infermiere e agli infermieri, o candidi angeli, un immenso grazie! Anche per i sontuosi caffè con la moka, come se li avessi bevuti. Avete pianto con me, non lo dimenticherò mai.

Wondy ha perso la battaglia, perché lei voleva vivere

Il dotto lacrimale di chiunque traboccherebbe alla lettura di parole come quelle che un marito trova la forza di scrivere pochi momenti dopo la dipartita, prematura e oltremodo sofferta, della moglie.

Il suo nome di battaglia era Wondy (da Wonder Woman), usato per la prima volta nel libro “Wondy, ovvero come si diventa supereroi per guarire dal cancro” in cui descriveva la lotta contro il tumore al seno. Francesca Del Rosso, giornalista e scrittrice, è morta questa notte a 42 anni; lo ha annunciato il marito Alessandro Milan, giornalista di Radio24.

Sono parole che accartocciano i visceri quelle che Alessandro ha scritto per l’arrivederci a Francesca, colei che l’ha portato “in infiniti luoghi, sempre in cerca di vita ed emozioni”, che ha perso la battaglia contro il cancro, ma che gli ha “insegnato come si vive” e adesso è partita per un viaggio tutto suo, verso chissà dove.

Un calvario vero, nascosto a tutti, celato dietro a uno sguardo luminoso e sbarazzino e a una cazzuta voglia di reagire – scrive Alessandro sulla malattia di Wondy - Non ricordo neppure quante operazioni hai subito, quante menomazioni fisiche, quante violazioni del corpo. Non so quante medicine tu abbia preso, quante infusioni di chemio, quante pastiglie, quanti buchi nelle vene, quante visite.

Un calvario al quale hanno partecipato anche medici e infermieri, che hanno saputo incarnare l’empatia e ai quali Alessandro ha riservato un immenso grazie.

Non piangete, medici, non piangete infermieri. E sappiate che se ci fossero anche solo 100 persone come voi in ogni professione, il mondo sarebbe un posto molto migliore

Difficile, Alessandro. Difficile non piangere.

Poco prima di andarsene, tra i sospiri, ha detto a un medico: ‘Siamo vicini a Natale, se non erro. Se lo goda tanto, lei che può. Io purtroppo sono qui’. Però, dopo mezz'ora, mi ha chiesto se il tal primario che tanto le vuole bene avesse dei figli. ‘Ma perché lo vuoi sapere?’ E non scorderò mai quel gesto lento delle mani che roteano e la bocca che si corruccia. ‘Così... gossip’. Questa era lei. Altruista fino all'estremo. Curiosa con purezza.

In un Paese vergognosamente anti scientifico, mi inchino alla competenza e alla preziosa umanità scovata all'Ospedale Humanitas: alle infermiere e agli infermieri, o candidi angeli, un immenso grazie! Anche per i sontuosi caffè con la moka, come se li avessi bevuti. Avete pianto con me, non lo dimenticherò mai.

È difficile non piangere. Praticamente impossibile, Alessandro. Ma grazie. E che l’ottimismo di Wondy piova copioso sul tuo capo e su quelli di Iena e Unno.

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