La sveglia della domenica mattina a 18 anni è sempre dura da affrontare. Ma per G., studentessa, residente a Montale (Pistoia), la mattina del 30 aprile è stata probabilmente la peggiore della sua vita.
Salva la vita al padre con il massaggio cardiaco
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Il padre aveva un infarto miocardico acuto in corso
Stavo dormendo quando, intorno alle sei, sono stata bruscamente svegliata da mia madre, perché il babbo – che ha 54 anni - non si svegliava e non respirava più. Sono corsa in camera e l’ho trovato disteso sul letto, privo di coscienza.
La studentessa, non ha perso tempo: ha immediatamente chiamato il 118, ha messo il telefono in vivavoce e sotto la guida dell’operatore della centrale ha iniziato a praticare il massaggio cardiaco a suo padre.
L’ambulanza –racconta la giovane- è arrivata dopo soli 10 minuti, durante i quali ho continuato ad effettuare il massaggio cardiaco, senza fermarmi un solo secondo
. Giunti sul posto, i soccorritori hanno immediatamente effettuato la defibrillazione e continuato con le manovre di rianimazione avanzate.
La catena dei soccorsi è quindi proseguita –riferiscono i professionisti sanitari- con l’esecuzione dell’elettrocardiogramma e la sua tele-trasmissione al medico della cardiologia dell’Ospedale San Jacopo di Pistoia. Diagnosticata la presenza di un infarto miocardico acuto, è stata somministrata la terapia più appropriata e il paziente è stato direttamente trasferito nelle sale di emodinamica, dove ad attenderlo era già pronta l’équipe di cardiologia interventistica, che in brevissimo tempo ha provveduto a riaprire, mediante angioplastica coronarica, l’arteria responsabile dell’arresto cardiaco. Dopo alcuni giorni di ricovero in terapia intensiva, il paziente è stato dimesso dall’ospedale.
In caso di arresto cardiaco al di fuori delle mura dell’ospedale, l’immediata attivazione del 118, l’intervento con manovre rianimatorie di base e quando possibile con il defibrillatore automatico (DAE), da parte di ogni cittadino, rimane il primo e fondamentale anello della catena dei soccorsi e spesso, come testimonia questo caso, può fare la differenza tra la vita e la morte.
È per questo motivo che da questa esperienza saranno promosse ulteriori campagne educazionali, già a partire dalle scuole, finalizzate ad insegnare le manovre rianimatorie di base e a far comprendere l’importanza di un intervento precoce ed efficace come quello della giovane studentessa.
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