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Difesa Taroni chiede assoluzione per disturbo d’isteria

di Redazione Roma

Processo di appello bis per l’ex infermiera di Lomazzo accusata della morte della madre e del marito, attraverso un mix letale di farmaci in concorso con l’amante Leonardo Cazzaniga. La difesa di Taroni: Disturbo d’isteria simile a quello diagnosticato, dagli stessi medici, ad Annamaria Franzoni. Va assolta.

Isteria come nel caso Franzoni, difesa chiede assoluzione ex infermiera

Laura Taroni deve essere assolta poiché non vi è un nesso di causalità provato tra le morti della madre e del marito e i farmaci che aveva loro somministrato. E ancora in quanto – come stabilito dalla perizia – ha un disturbo di isteria simile a quello diagnosticato, dagli stessi medici, ad Annamaria Franzoni.

È la linea difensiva dell’ex infermiera di Lomazzo (Como) accusata della morte della madre Maria Rita Clerici e del marito Massimo Guerra (i due delitti sono stati commessi in un lasso di tempo incluso tra giugno 2012 e gennaio 2014), nel corso dell’udienza che si è svolta dinanzi alla Corte d’Assise d'Appello di Milano nell’ambito del processo di secondo grado nei confronti dell’ex infermiera accusata di aver assassinato i parenti attraverso la somministrazione di un mix letale di farmaci (il presidente del Collegio ha stabilito che la prossima udienza, in agenda venerdì 12 febbraio, verterà su brevi repliche delle parti, per poi giungere a sentenza in seguito alla camera di consiglio).

In particolare la difesa – negli avvocati Cataldo Intrieri e Monica Alberti – ha cercato di “smontare” la perizia psichiatrica eseguita durante il dibattimento bis dal medico Franco Freilone: È lo stesso che aveva diagnosticato il disturbo di isteria in Annamaria Franzoni quando uccise suo figlio. In quel caso la condizione le aveva provocato uno stato dissociativo per cui aveva dimenticato subito dopo la sua azione. Riteniamo che se la patologia è la stessa, ed è stata siglata dalla stessa équipe, debba essere riconosciuta anche a Taroni.

Continua Alberti: Il disturbo ha inciso sulla capacità di autodeterminarsi. Taroni è una donna totalmente fragile, che vive con difficoltà la vita coniugale. Ha sposato Guerra non perché lo amava ma per sfuggire a una realtà bigotta, oppressiva: il mondo della madre. In un momento di profonda difficoltà incontra Cazzaniga e gli si affida totalmente. Il ritratto di lucida assassina stride con la perizia ma anche con le intercettazioni e le testimonianze. Dunque, la richiesta della difesa è assoluzione dell’imputata e, in subordine, la derubricazione da omicidio volontario a preterintenzionale, l’attenuante legata alla salute mentale prevalente sull’aggravante della premeditazione.

Di contro secondo l’accusa – che considera l’ex infermiera una persona sana – il progetto di Taroni era quello di eliminare gli ostacoli alla sua storia d’amore con Leonardo Cazzaniga, l’ex vice primario del pronto soccorso di Saronno (ospedale dove lavorava anche la donna), ribattezzato dalla stampa "l’angelo della morte” o “dottor morte”.

Il medico, a sua volta, è stato accusato di 12 decessi provocati mediante il suo “protocollo” e per lui il processo d’appello avrà inizio il 23 febbraio, dopo essere stato condannato all’ergastolo con rito ordinario dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio in primo grado (ma assolto per il concorso nel delitto della madre di Taroni). Di contro, il secondo processo d’Appello nei confronti dell’ex infermiera – già condannata a 30 anni di reclusione in rito abbreviato a Busto Arsizio (nel corso dell’udienza al processo d’appello bis, il sostituto procuratore generale Nunzia Ciaravolo ha affermato che nella donna c’era una lucida volontà di uccidere) – si è reso necessario dopo che la Cassazione ha rigettato le motivazioni alle quali mancavano 13 pagine della sentenza di luglio.

La difesa di Taroni ritiene non soltanto questa la motivazione per cui la Cassazione ha rinviato l’imputata all’Assise Appello milanese. A questo proposito, esplicita l’avvocato Intrieri: La suprema Corte ha anche definito non ben motivata la prima perizia sulla nostra assistita, eseguita dai dottori Franco Martelli e Isabella Merzagora. Si tratta dei due psichiatri che, per primi, avevano ridotto la patologia dell’ex infermiera non tracciandola affetta da vizio mentale.

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