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Marche, Opi: occorrono 400 infermieri per la riorganizzazione

di Redazione Roma

Per l’Ordine delle professioni infermieristiche di Ancona nella regione mancano oltre 400 infermieri per i servizi territoriali basilari volti all’attivazione delle 30 Case di comunità, degli Ospedali di comunità e del progetto dell’Infermiere di famiglia/comunità, nonché per la funzionalità delle centrali operative territoriali. Non vuole passare da Cassandra il presidente di Opi Ancona, Conti, ma ammette: Il problema peggiorerà quando partirà il progetto per la riorganizzazione dei servizi territoriali voluto dal governo regionale.

Necessarie soluzioni tangibili per la carenza di sanitari

L'aumento dei posti di laurea in Infermieristica non è la soluzione, la situazione va risolta applicando la Missione 6. Afferma Giuseppino Conti, presidente Opi Ancona

Il dibattito sempre più accesso sulla carenza di professionisti sanitari può, e soprattutto deve, essere cerchiato in blu all’interno dell’agenda politica. Allo stesso tempo, alla riorganizzazione del sistema sanitario così come alla nomina dei nuovi vertici aziendali, deve fare seguito una soluzione tangibile ai problemi di carenza di personale nonché di condizioni di lavoro non più sostenibili (basti pensare all’affanno degli infermieri in Pronto soccorso nelle Marche). Tutte criticità che, secondo il presidente di Opi Ancona, Giuseppino Conti, non possono essere ulteriormente procrastinate. E ancora, i macchinari e le infrastrutture non sono sufficienti ad assicurare l’assistenza dei pazienti, c’è bisogno di personale qualificato.

E a chi ritiene l’aumento dei posti di laurea in infermieristica la soluzione di tutti i mali, Conti replica: Ciò è impensabile, perché i colleghi sarebbero pronti per entrare in servizio tra qualche anno mentre servono soluzioni immediate La situazione va risolta per l’applicazione della Missione 6 (“Realizzare una nuova salute territoriale”) del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel dettaglio, come è stato ricordato a giugno, i fondi serviranno per edificare una nuova sanità territoriale, con il via libera ai bandi (partiranno entro la fine del 2022) per la costruzione di 1.350 Case della Comunità (dove lavoreranno infermieri, medici e altri sanitari per fornire le prime cure e diagnosi, con particolare riferimenti ai pazienti cronici), 400 Ospedali di Comunità (questi ultimi con la funzione intermedia tra domicilio e ospedale, mirando a scongiurare ricoveri impropri nonché ad agevolare dimissioni protette) entro il primo semestre del 2026, e 600 Centrali operative territoriali entro il 2024.

Non è tutto, poiché le risorse occorreranno anche per potenziare gli ospedali con 7.700 posti letto in terapia intensiva e semi-intensiva e la digitalizzazione di 280 Pronto soccorso (stanziati 2,8 miliardi). Una vera e propria spinta verso l’implementazione della sanità digitale. Oggi, precisa il presidente di Opi Ancona, il rischio (tutt’altro che peregrino) è che la riorganizzazione fallirà prima ancora di entrare in vigore. Lo scorso 14 febbraio la giunta regionale ha assunto un’importante deliberazione per la programmazione sanitaria in attuazione del Pnrr e in tema di reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.

Con l’approvazione della relativa delibera è stato circoscritto anche il quadro degli investimenti. Un passaggio importante per disegnare il futuro della sanità marchigiana – aveva dichiarato il governatore Francesco Acquaroli – perché destiniamo risorse a progetti specifici e molto significativi per i territori. È una mole ingente di risorse per riqualificare servizi, ridisegnare la rete ospedaliera e territoriale marchigiana e assicurare i bisogni di salute riequilibrando l’offerta sul territorio.

Giornalista
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