La Ministra del Turismo ha dichiarato la necessità di affittare case popolari anche a tassisti ed infermieri, non solo alle forze dell’ordine, al fine di aiutare chi lavora a Milano a vivere meglio nel capoluogo lombardo. La notizia di per sé lascia un po’ interdetti. Piacevolmente interdetti in quanto sembrerebbe un riconoscimento dei bisogni di categoria – quella degli infermieri e dei tassisti – che si farebbe carico così di una politica attiva di welfare. Il condizionale però è d’obbligo, dato che le affermazioni della Ministra sono accompagnate anche da un richiamo alle necessità di normare la questione e di rispettare la sacralità della proprietà privata di chi sceglie di investire sul mercato del turismo mordi e fuggi, sfruttando la politica aggressiva degli affitti brevi dei vari B&B che pullulano nel paese.
Case popolari, Santanchè: Aprire anche a infermieri e tassisti
A Milano, secondo la Ministra del Turismo, vi è la necessità di affittare case popolari anche agli infermieri.
L’esternazione della Ministra , in realtà, si va a collegare a quanto affermato dell’Assessore alla casa del Comune di Milano che ha rimarcato il fatto di dover regolamentare il mercato selvaggio degli affitti brevi visto che la necessità di alloggi popolari, è cresciuta in questi anni, a fronte di migliaia di case disponibili, ma sfitte.
Un botta e risposta fra la ministra e l’assessore dove però non risulta chiaro cosa c’entrino infermieri e tassisti . In tal senso poi, scorrendo le notizie in rete si scopre che, sempre in tema di case popolari, a Roma sono in scadenza 48 affitti assegnati a componenti delle forze dell’ordine i quali, per motivi di mercato, probabilmente non verranno rinnovati in quanto gli appartamenti saranno venduti a costi molti elevati.
Una questione richiamata dal Ministro delle infrastrutture che si appella alla difesa della categoria minacciata e alla necessità di regolamentare l’assegnazione non solo per le forze dell’ordine ma anche per la borghesia, gli studenti e i lavoratori “non solo meno abbienti”.
La dichiarazione rischia di avere un carico di comicità ideologica nella negazione-affermazione – non solo meno abbienti – dove però si riesce ad interpretare il senso di tutte le esternazioni considerate.
Ci si trova di fronte all’ennesimo insieme di dichiarazioni elettoralistiche dove si fronteggiano sia il centro-destra governativo e il centro-sinistra di Roma e Milano, sia gli stessi partiti della maggioranza stessa di governo, i quali fanno le proposte più disparate in visione delle prossime elezioni europee.
Un po’ come quando nella pubblicità televisiva si fronteggiano la Coca Cola e la Pepsi Cola. In questo caso però la situazione è abbastanza grave non solo per le famiglie a rischio di sfratto, ma per il crescere della povertà, del problema delle abitazioni e del caro affitti, cui si affiancano gli studenti universitari fuori sede che da tempo protestano in meritano alla questione.
Il tutto riporta al libero mercato inteso come garanzia come e comunque della proprietà e del profitto privato, che introducono ad una lettura secondo uno schema che divide i cittadini in categorie dove i diritti vengono declinati come privilegi in nome dell’ideologia liberista, sacrificando qualsiasi visione liberale e garantista di welfare.
Va inoltre ricordato, fra le altre cose, che la Corte costituzionale ha censurato il comportamento (o meglio le leggi) delle amministrazioni di centro-destra, in tema di alloggi popolari, in Liguria, Marche e Lombardia che hanno posto paletti per le assegnazioni che sembrano più legati a preferenze verso la popolazione stanziale piuttosto che non a quella migrante.
Troppo difficile come analisi? È necessaria una sintesi di tutta la questione? Presto detto: i due ministri si sono fronteggiati in una bassa campagna di acquisti elettorali cercando di richiamare l’attenzione di questa o di quella categoria.
Nessuno glielo vieta, ma questo modo di fare della politica, da tempo in auge, peggiora l’amministrazione della cosa pubblica e la costruzione delle risposte ai bisogni, in nome di quell’idea di paese solidale che dovrebbe proiettarsi oltre i cinque minuti della democrazia somministrata della cabina elettorale. Si alimenta quindi, nella maniera più becera e vigliacca, una guerra fra poveri, o meglio… fra categorie.
Gli infermieri possono aspirare alle case popolari? E i tecnici di laboratorio? E quelli di radiologia? E gli OSS o qualsivoglia categoria sanitaria? E i manovali dei muratori che hanno costruito quelle stesse case popolari? E magari hanno lavorato con bassi salari, ed in nero, grazie alla giungla dei subappalti che piace tanto agli amanti del libero mercato.
Alla fine, cosa non si farebbe per un pugno di voti, per rendersi visibili non sull’avversario, ma sullo stesso alleato di governo. In certi momenti la visibilità è tutto. Il Ministro delle infrastrutture la cerca a suon di magliette e di attacchi al diritto di sciopero, mentre la Ministra del Turismo controbatte per rendere visibili tutte le sue capacità. Più che visibili quasi si potrebbe dire… visibilia.
Alla fine della sceneggiata restano le persone e i lavoratori , con tutti i loro problemi che non possono essere certo risolti da questo modo mercantile di far politica e di amministrare. Tirare in ballo gli infermieri, per richiamare l’attenzione, o peggio, come hanno fatto in diversi, per nascondere una politica di tagli alla sanità è qualcosa che non deve essere tollerato.
Sicuramente ci sarà qualche infermiere che affermerà che tutto quello che ha detto la Ministra è giusto e che noi infermieri ce lo meritiamo, ma la risposta ai bisogni non è una questione di merito, o di privilegi, ma semplicemente di diritti.
E poi non si può certo barattare con l’assegnazione di un appartamento popolare quello che è il diritto alla casa, diritto di tutti, specie dei più bisognosi. Una maggior considerazione degli infermieri non passa per un alloggio popolare, ma per contratti migliori, orari ridotti, organici aumentati, carriere potenziate e sostegno alla salute pubblica, unico vero strumento per rendere migliore l’essere e il fare assistenza infermieristica.
Più che interessarsi della casa per gli infermieri, quindi, bisognerebbe sostenere la casa degli infermieri, che coincide con un paese più giusto e solidale.
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