Farà da raccordo e accorcerà le distanze fra il mondo della comunità parrocchiale e quello del Servizio sanitario nazionale. L'infermiere di parrocchia è la nuova figura sanitaria che, per ora, opererà all'interno della diocesi di Roma, Alba e Tricarico.
Firmato accordo Asl-Cei, nasce la figura di raccordo tra comunità e Asl
L'accordo firmato da don Massimo Angelelli — direttore dell'Ufficio nazionale per la pastorale della salute — e da Angelo Tanese — direttore generale dell'Azienda sanitaria locale Roma 1 — prevede la nascita della figura dell'infermiere di parrocchia come intermediario fra comunità parrocchiale e Servizio sanitario nazionale.
Un progetto che — sostenuto sia dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (Fnopi) che dalla Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) — per ora sarà attivato nella diocesi di Roma, Alba e Tricarico.
Sempre di più, infatti, sono le persone (specialmente gli anziani) che rinunciano alle cure perché non sanno a chi rivolgersi o perché nessuno li può accompagnare o per difficoltà economiche.
Su 14 milioni cittadini italiani over 65 anni si stima che il 3% circa usufruisca dell'assistenza domiciliare mentre 3,2 milioni rinunci alle cure per la mancanza di servizi o per gli alti costi.
In questo senso la rete di solidarietà della parrocchia, dopo aver raccolto le esigenze delle persone, avrà il compito di metterle in contatto con l'infermiere di parrocchia il quale attiverà le procedure e i servizi necessari a soddisfare i loro bisogni di cura.
Il messaggio di fondo che muove questa iniziativa lo spiega don Angelelli: Le sacche di povertà sanitaria aumentano… Siamo partiti dalla necessità di avvicinare le fasce più marginali. E le parrocchie hanno la grande capacità di conoscenza del territorio e di avvicinare le persone
.
Tanti malati non hanno chi li orienta nella cura della salute, anche se diverse parrocchie offrono già una figura di sostegno, attraverso la Caritas
aggiunge monsignor Paolo Ricciardi, vescovo ausiliare per la diocesi di Roma e delegato per la pastorale della salute.
Un professionista, quindi, che avrà modo di raccogliere i bisogni emergenti dal territorio che troveranno una risposta nella riviera dei servizi che già esistono non generando così una nuova cultura dello scarto.
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