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Infermiera di Lugo, una perizia stravolge tutto

di Redazione

Svolta sul caso dell’infermiera di Lugo. A oltre un anno dalla sentenza che l’ha condannata in primo grado all’ergastolo per aver ucciso un’anziana paziente con il potassio, la svolta arriva in appello. Una nuova perizia sostiene che quella paziente poteva essere morta per cause naturali.

Si riapre il caso di Daniela Poggiali, dubbi sulla morte della paziente

infermiera killer lugo

Daniela Poggiali

Il caso di Daniela Poggiali scoppia a ottobre del 2014, quando l’infermiera di Lugo viene accusata della morte della paziente Rosa Calderoni. Il sospetto per l’infermiera di Lugo è che durante la sua carriera lavorativa abbia spinto alla morte decine di pazienti.

Fanno scalpore le foto dell’infermiera con i pollici alzati accanto alla paziente morta. L’11 marzo 2016 la sentenza di primo grado: il giudice la condanna all’ergastolo e la descrive come una donna fredda, intelligente e spietata. Nemmeno lei sa quanti pazienti ha ucciso dirà il giudice in aula.

Ma l’altro giorno arriva la svolta al processo d’appello a Bologna. I giudici chiedono una nuova perizia sull’unica paziente morta di cui è accusata Daniela Poggiali. E i tre periti hanno detto la loro: Rosa Calderoni potrebbe essere morta per cause naturali. Questo riapre tutta una partita. Secondo i periti: In definitiva tutti i riscontri, clinici e laboratoristici, non hanno consentito di identificare una singola causa patologica naturale, a insorgenza acuta, idonea a cagionare, con certezza e alta probabilità, la morte della paziente. Deve osservarsi che Rosa Calderoni fosse portatrice di un insieme di patologie croniche e che qualunque fattore endogeno o esogeno avrebbe potuto determinare lo scompenso.

Insomma, tutto il contrario di tutto.

La sentenza di primo grado si basava invece sull’analisi dell’umor vitreo della donna, in cui il consulente dell’accusa trovò valori sballati di potassio a 56 ore dal decesso.

Venerdì la sentenza di appello che dovrà tener conto anche della nuova perizia.

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