È possibile che si rischi una “illusione collettiva” - afferma Nino Cartabellotta (presidente GIMBE) - poiché i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) possono rappresentare una nuova paradossale illusione vista la concreta possibilità di mancata copertura finanziaria. Di questo e di tanto altro, come ad esempio delle innegabili differenze tra i sistemi Salute tra le varie Regioni, si è discusso al Forum della Leopolda 2017.
Forum Leopolda 2017, l'intervento di Nino Cartabellotta del Gimbe
Rappresentano, secondo Cartabellotta, un mirabile esempio di programmazione sanitaria sganciata da quella finanziaria. I nuovi livelli essenziali di assistenza rappresentano una grande operazione politica, perché dopo 15 anni sono stati aggiornati gli elenchi delle prestazioni, ma rischiano di diventare una vera illusione per i cittadini, perché con una simile riduzione del finanziamento pubblico è difficile garantire i nuovi LEA in maniera equa su tutto il territorio nazionale.
Questo e tanto altro è stato motivo di confronto alla sessione principale della mattina del venerdi 29 al “Forum della sostenibilità e opportunità nel settore della salute” con il tema dal titolo “La Governance del Sistema Sanitario tra Stato e Regioni: chi tutela oggi la salute delle persone?” Vi è una crescente domanda di innovazione e i nuovi scenari che si profilano nel settore della salute richiedono, dal punto di vista della Governance del sistema sanitario, strategie integrate in grado di programmare il futuro e, nello stesso tempo, di garantire l’efficacia, l’universalità e la sostenibilità del SSN.
Da un punto di vista etico, sociale ed economico – afferma Nino Cartabellotta, coordinatore della sessione inaugurale del Forum - è inaccettabile che il diritto alla tutela della salute, utopisticamente affidato a una leale collaborazione tra Stato e Regioni, sia condizionato dal CAP di residenza del cittadino, a causa di decisioni regionali e locali che generano diseguaglianze nell’offerta di servizi e prestazioni e influenzano gli esiti di salute.
L’elenco delle variabilità regionali è sconcertante: dagli adempimenti LEA ai dati del programma nazionale esiti, dalla dimensione delle aziende sanitarie alla capacità di integrazione pubblico-privato, dal variegato contributo di fondi integrativi e assicurazioni alla disponibilità di farmaci innovativi, dalla governance di libera professione e liste di attesa alla giungla dei ticket, dalle eccellenze ospedaliere alla desertificazione dei servizi territoriali. Ecco perché, indipendentemente dalla mancata riforma costituzionale, è indispensabile potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sui 21 sistemi sanitari regionali, nel pieno rispetto delle loro autonomie.
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