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La presidente Ipasvi e quel discusso post sulla guerra social

di Leila Ben Salah

Un post affidato a Facebook per dire stop a un battibecco sui social tra infermieri e per richiamare alla deontologia professionale. La presidente Ipasvi Barbara Mangiacavalli ha deciso di intervenire pubblicamente su un alterco tra infermieri e lo ha fatto affidando ai social il suo pensiero. Non tutti hanno capito a cosa si stesse riferendo e qualcuno è rimasto perplesso. Per questo noi di Nurse24.it abbiamo voluto farle alcune domande, per capire anzitutto da dove nasce questo sfogo.

Mangiacavalli: Il mio post su Facebook? Nasce da un battibecco privato

barbara mangiacavalli

La presidente Ipasvi Barbara Mangiacavalli

La presidente Ipasvi dice chiaramente di essere intervenuta su questioni personali, da infermiera, rivolgendosi a infermieri, mettendo fra parentesi - ammesso che si possa fare - il fatto che lei è la presidente della Federazione, che rappresenta tutti gli infermieri.

Abbiamo letto il suo monito su Fb, perché questo richiamo? 

Anzitutto direi che non è un monito né un richiamo. Ho parlato da infermiera a infermieri e a quanto pare dai consensi ricevuti, ho toccato tasti che in molti avrebbero voluto toccare. L’ho fatto perché, ripeto da infermiera, sono indignata quando vedo professionisti che aggrediscono e reagiscono ad altri professionisti in modo tale che la professione in cui credo, in cui tutti crediamo, diventi un’arma per questioni che sicuramente con lei, con la professione appunto, non hanno nulla a che fare.

Da dove nasce? 

Da un battibecco tra infermieri sui social il cui tono è salito alle minacce, alle offese, agli annunci di denunce e quanto altro. Trovo che questo sia un atteggiamento fuori di ogni regola e di ogni possibile rapporto o non-rapporto professionale. Nessuno obbliga nessuno alla condivisione di idee, ma i modi per manifestare dissenso possono essere molti e, nella pratica, sicuramente più efficaci delle offese, che trovo, oltre che fuori luogo per professionisti di un certo livello, un sistema in cui non si può usare la professione come cuscinetto o bandiera dell’una o dell’altra fazione.

Ma qual è la guerra social a cui si riferisce? 

Mi perdoni ma la cosa è avvenuta su gruppi chiusi e su account personali dei social e quindi sarebbe una violazione della privacy fare nomi e dare riferimenti. Molti infermieri sanno perché fanno parte di questi gruppi e a loro che hanno assistito a questa triste vicenda mi sono rivolta con il mio appello. Personale, sia chiaro. Da infermiera. Nessuno si è rivolto alla Federazione – che peraltro come lo stesso Facebook insegna, non può agire su gruppi chiusi e su ciò che avviene in questi dove semmai, nel caso di offese personali, si può ricorrere alla legge – e come ho sottolineato nessuno deve mettere la Federazione in mezzo a questioni personali. Mi chiamo Barbara Mangiacavalli e sono infermiera e come tale mi rivolgo ad altri infermieri perché fermino questo scempio che si fa della professione. Non voglio insegnare nulla a nessuno, sia chiaro, ma chi si accorge di andare oltre i limiti della decenza verbale dovrebbe capire da sé che la nostra professione, l’etica che la distingue e la nostra deontologia sono altro.

Ha ricevuto delle sollecitazioni da parte di qualche presidente provinciale o ha deciso autonomamente di intervenire? 

Florence Nightingale

Assolutamente no. E spero che nessuno si sogni di rivolgersi alla Federazione, che, basta leggere le norme che la regolano, come ogni ente pubblico non può entrare nel merito di questioni che in questo modo sono “private”. Ma leggo i social e non accetto, ripeto, da infermiera, di vedere simili cose che degenerano in simili modi.

Lei parla di guerra social, ma tra chi? 

Sono gruppi chiusi e non sarò certo io a fare nomi. Chi ha letto sa, o perché, come si vede dai commenti, era altrettanto basito dal sistema, o perché fa parte di chi ha gettato benzina sul fuoco.

Perché si è sentita chiamata in causa al punto da sottolineare che la Federazione sia sollecitata a dare giudizi su una posizione piuttosto che un'altra? 

Sono stata chiamata in causa perché infermiera. E ho fatto riferimento alla Federazione perché la Federazione è stata citata in questa bagarre come dovesse avere lei il compito di fare da giudice nella contesa. La Federazione non è giudice se non della professione, sia chiaro.

Secondo lei la cosa è finita qui o ci possono essere gli estremi anche per dei provvedimenti disciplinari? 

L’ente ordinistico tutela il decoro professionale. Qualcuno, anzi più di uno, ha innescato un botta e risposta a suon di insulti e minacce, a livello di persone, non di strutture, luoghi di lavoro, assistiti o rapporti tra professioni. La Federazione non è né un giudice di pace né un commissariato di polizia.

Perché ha deciso di affidare proprio a Facebook questo monito, rischiando, in un certo senso, di finire sullo stesso piano di chi alimenta questa guerra social? 

Lo ribadisco: quello è il mezzo utilizzato da chi ha aperto la contesa e con lo stesso mezzo ho risposto. Finire sullo stesso piano di chi alimenta la guerra social? Chiedendo di smetterla e di rientrare nei ranghi della nostra professione? Trova che io mi sia rivolta a qualcuno in particolare, abbia fatto nomi o cognomi o abbia preso le parti di chicchessia? Non confondiamo le cose per favore, non lo facciamo perché è ora che gli infermieri abbiano chiarezza e non confusione, trasparenza e non ombre dietro cui nascondere altri scopi che non siano quelli di difendere la nostra professione. Il problema è nostro, degli infermieri e tale deve restare secondo me e in questo ambito deve essere risolto.

Crede di poter essere strumentalizzata? Se sì, perché è da chi?

Strumentalizzata io? E perché? Dove sta scritto che da infermiera non posso esprimere un mio giudizio su atteggiamenti che ritengo indegni della mia – della nostra – professione? Non sono strumentalizzata, non mi sento tale. Io svolgo una funzione protempore che non si deve prestare a certe cose: la Federazione è la Federazione, non singole persone.

Alcuni sondaggi la danno per vincente alle prossime elezioni Ipasvi, lei cosa ne pensa? 

Sondaggi? Non ne so assolutamente nulla né sinceramente mi sembra che ci sia nulla da sapere. I sondaggi, mi conceda la boutade, non hanno mai portato fortuna a nessuno direi, elezioni docet. No, non ne so nulla e quindi non penso nulla. Dei sondaggi. Ciò che penso delle elezioni l’ho già detto e scritto anche sul sito Ipasvi: ogni collegio scelga il suo leader (leader, non capo) e i presidenti poi sceglieranno chi sarà la prossima guida della Federazione. Nessun pronostico, nessuna aspettativa, nessuna corsa al voto o al posto. Almeno non da parte mia.

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