Utilizzata “tradizionalmente” su lesioni che presentano fibrina o necrosi, per "riempire" le lesioni cavitarie e/o per una sua presunta azione “disinfettante” sulla lesione, in realtà la garza iodoformica non trova riscontro in letteratura circa la sua efficacia (e sicurezza) in ambito vulnologico. A spiegarlo è Andrea Bellingeri, infermiere specializzato in wound care (chirurgia vascolare, ambulatori di vulnologia e piede diabetico Fondazione Pol. S. Matteo Pavia), che in seguito all’annuncio della sospensione di produzione e commercializzazione dei prodotti in garza medicati allo iodoformio sottolinea: come clinici oggi siamo quanto mai obbligati a cercare dei sostituti della iodoformica validi
.
Captazione batterica, Bellingeri: valida alternativa alla iodoformica
Intervista ad Andrea Bellingeri, infermiere specializzato in wound care
Nonostante non ci sia medico od infermiere che non abbia avuto esperienza di impiego con questo prodotto, in letteratura non abbiamo trovato nessuno studio clinico randomizzato e controllato (RCT) che dimostri l’efficacia della iodoformica
, spiega Bellingeri. Al contrario: approfondendo la ricerca, si è risaliti ad una serie di lavori che denunciano non tanto l’efficacia, ma la potenziale tossicità di questa medicazione1.
Vista la scarsa letteratura, dunque, e la mancanza di prove di efficacia, l'uso routinario della iodoformica - aggiunge Bellingeri, che ha tenuto una relazione sul tema nel corso del XVII Congresso nazionale AIUC - andrebbe abbandondato
. Questo a maggior ragione dopo che la principale azienda produttrice italiana ha annunciato (settembre 2023) la sospensione della produzione e della commercializzazione di prodotti in garza medicati allo iodoformio, poiché il cambiamento normativo ha reso la garza allo iodoformio non più conforme al Regolamento UE 745/2017 (MDR) e molto oneroso in termini di costi l'ottenimento della certificazione CE.
Oggi, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, i professionisti hanno a disposizione medicazioni avanzate altamente performanti a fronte di controindicazioni che tendono allo zero. È il caso della tecnologia a captazione batterica, medicazione batteriostatica che non causa rilascio di alcuna endotossina sul letto della ferita.
Costituita da un supporto in tessuto trattato con un derivato degli acidi grassi (DACC - Dialchilcarbamoilcloruro) che lo rendono idrofobico, agisce mediante un meccanismo puramente fisico: applicata direttamente sul letto della ferita capta batteri e funghi grazie all’interazione idrofobica. I patogeni, così, vengono legati in maniera irreversibile e rimossi ad ogni cambio di medicazione.
Disponibile in diversi formati e misure per trattare in tutta facilità e sicurezza qualsiasi tipo di lesione - superficiale o profonda, essudante o necrotica - la tecnologia a captazione batterica è utilizzabile su qualsiasi tipo di paziente, rappresentando quindi una valida alternativa a medicazioni tradizionali ormai desuete
, conclude Bellingeri.
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