L'ictus è tra le prime cause di morte in Europa, la seconda causa di deficit cognitivo nell'adulto e in assoluto la prima causa di disabilità a lungo termine. E nonostante gli sforzi fino ad ora compiuti dai Paesi europei nell'affrontare questa malattia, ci si aspetta un aumento di circa il 30% dei nuovi casi nei prossimi anni, attribuibile soprattutto all'invecchiamento della popolazione.
L’impatto dell’ictus cerebrale in Europa: I risultati dello studio
È quanto emerge, in estrema sintesi, dal rapporto dal titolo “L'impatto dell'ictus cerebrale in Europa” commissionato dall'associazione Safe - Stroke Alliance for Europe al King's College di Londra e presentato oggi a Roma allo Spazio Europa.
Il lavoro, tradotto in italiano dalle associazioni A.L.I.Ce e ARS Umbria, con il patrocinio dell'Osservatorio Ictus Italia, ha esaminato dati, documenti e informazioni provenienti da 35 nazioni europee, fra cui l'Italia, rilevando differenze significative tra i diversi modelli di cura e disparità nelle possibilità di accesso alle terapie.
L'ictus cerebrale è una condizione che affligge milioni di persone e famiglie al mondo - ha detto Nicoletta Reale, presidente dell'Osservatorio Ictus Italia - trasformando la loro esistenza in una realtà di sofferenza e perdita di autonomie. L'Osservatorio si è quindi impegnato nella diffusione della versione italiana del rapporto, per rendere disponibili alla popolazione maggiori informazioni sulla portata e sull'impatto della patologia, ma anche sul valore dell'impegno e del supporto che un'associazione di volontariato come A.L.I.Ce. Italia può offrire
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Lo studio ha dimostrato che è possibile un notevole miglioramento dell'indice di sopravvivenza all'ictus grazie all'implementazione delle “stroke unit” (centri di urgenza ictus, ndr) e all'uso del trattamento di trombolisi.
Tuttavia, nonostante l'inclusione di queste strutture nelle linee guida europee e nazionali, si è stimato che solo il 30% dei pazienti europei affetti da ictus riceve assistenza adeguata
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Le proiezioni, intanto, indicano che entro i prossimi venti anni ci sarà un complessivo aumento del 34% del numero totale di casi di ictus nell'Unione Europea, cioè un passaggio "da 613.148 casi nel 2015 a 819.771 nel 2035. Nel 2015 solo i costi sanitari diretti della patologia - spiega il rapporto - sono arrivati a 20 miliardi di euro nell'Ue, mentre i costi indiretti, dovuti tanto al costo opportunità dell'assistenza informale della famiglia e degli amici, quanto alla perdita di produttività, causata dalla patologia o dalla morte, sono stati stimati nell'ordine di altri 25 miliardi di euro".
La prevenzione dell’ictus e la corretta terapia dovrebbero perciò rappresentare priorità assoluta dei Paesi europei. Attualmente, infatti, il tasso di morte per ictus nei diversi Stati, come rende ancora noto il rapporto, varia da 30 a 170 casi ogni 100mila abitanti, differenza che dipende dalla eventuale presenza di unità neurovascolari funzionali sul territorio.
L'Europa è il continente dove le cure per l'ictus raggiungono gli standard qualitativi più alti - ha commentato Aldo Patriciello, deputato al Parlamento europeo - ma in Italia purtroppo ad oggi non esiste una vera e propria strategia nazionale di politica sanitaria sull'Ictus e i cittadini non hanno pari accesso né alle informazioni sulla patologia né alle cure necessarie per prevenirla
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La ricerca clinica degli ultimi 60 anni ha dimostrato che interventi di prevenzione e assistenza organizzata come le stroke units possono ridurre in maniera significativa l'incidenza della malattia e migliorare la qualità della vita di coloro che ne sono colpiti e delle loro famiglie. È quindi necessario che le autorità competenti italiane si impegnino in questa direzione, nell'ottica di superare le disparità di accesso alle cure e di trattamento dei pazienti presenti sul territorio
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L'associazione Safe, dunque, ha posto la problematica all'attenzione del Parlamento europeo, invitandolo ad istituire un registro nazionale per l'ictus cerebrale al fine di mantenere un adeguato controllo sulla patologia e ad adottare le migliori strategie possibili per affrontarla.
fonte Agenzia DIRE
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