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Ictus

Colpito da ictus a vent’anni, salvato in 80 minuti

di Redazione

Il caso è quello di un atleta ventenne colpito da ictus e salvato in soli 80 minuti. Siamo a Torino, dove una corsa contro il tempo al San Giovanni Bosco ha ridato nuova vita a un ragazzo.

Torino, ventenne colpito da ictus e salvato

ambulanza

Il ragazzo è stato soccorso dal 118

19 ottobre 2017, ore 11,45. Un ventenne, atleta professionista del rugby, appena sveglio, si avvia a fare colazione quando improvvisamente si accascia a terra con il lato sinistro del corpo completamente paralizzato.

Il 118, chiamato immediatamente dai compagni di squadra con cui vive in un Comune alle porte di Torino, allerta il Pronto soccorso del San Giovanni Bosco, dove un tempestivo e rapidissimo intervento coordinato dei neurologi e neuroradiologi gli salva la vita, con completo recupero del deficit.

In soli 80 minuti dall’arrivo del paziente al Pronto soccorso, gli specialisti del San Giovanni Bosco hanno lottato e vinto contro l’ictus, che in giovane età è spesso letale perché può subentrare un massiccio e incontrollabile edema cerebrale che, aumentando la pressione all'interno della scatola cranica, nonostante interventi neurochirurgici decompressivi, può portare al decesso del paziente.

Ore 12,50. Mettendo in atto una catena ben codificata, che prevede l’allerta del neurologo di guardia e la sala Tac della radiologia, il paziente arriva in Pronto soccorso dove trova già attivato il percorso ictus.

Cosciente e vigile, ma plegico a sinistra, con gli occhi e lo sguardo deviati verso destra, il giovane viene immediatamente valutato dal neurologo di guardia e, monitorizzato, accompagnato in radiologia.

Ore 13,10. Viene sottoposto a Tac cranio, presente il neuroradiologo interventista Simone Comelli. L’esame non evidenziava alcuna lesione cerebrale, ma l'arteria cerebrale media destra all'origine era nettamente iperdensa, segno inequivocabile di occlusione recente del vaso – spiega – ottenute le scansioni basali dell'encefalo, mentre lo studio radiologico veniva completato con l'angio-Tac e la Tac perfusionale, abbiamo avviato la trombolisi endovenosa mentre era ancora sul lettino della Tac, solo 25 minuti dopo il suo arrivo in Pronto soccorso.

Ore 13,15. Inizio della terapia con farmaco trombolitico e successivo completamento della Tac cranio.

Ore 13,40. In sala angiografica inizia anche la trombectomia meccanica per la rimozione del trombo.

Ore 14,09. Conclusione della procedura con recupero delle condizioni neurologiche del paziente.

Nell'ictus cerebrale ischemico, l'attuale vero nemico è il tempo – commenta Roberto Cavallo, direttore della Neurologia dell'Ospedale Giovanni Bosco – in ogni singolo minuto trascorso senza apporto di sangue e ossigeno muoiono milioni di cellule nervose ed è quindi di fondamentale importanza cercare di riaprire l'arteria occlusa nel più breve tempo possibile.

La trombolisi endovenosa spesso da sola non è in grado di riaprire l'arteria occlusa e per questo motivo, da qualche anno, la procedura di riperfusione cerebrale è completata con la trombectomia meccanica – spiega Giacomo Paolo Vaudano, direttore della Neuroradiologia dell'Ospedale Giovanni Bosco – al termine dello studio radiologico e mentre era ancora in corso la terapia trombolitica endovenosa, il paziente è stato trasferito in sala angiografica, dove il Dottor Comelli è riuscito a riaprire l'arteria cerebrale media destra, occlusa da un trombo di probabile origine cardioembolica. In soli 80 minuti dall’arrivo del paziente in Pronto Soccorso, le sue condizioni neurologiche sono migliorate rapidamente e in pochi minuti ha riacquistato completamente il movimento e la forza del braccio e della gamba sinistra.

Sicuramente la giovanissima età del paziente è stata una motivazione fortissima ad accelerare il più possibile ogni passaggio per tutto il personale infermieristico, tecnico e medico coinvolto. Questo dimostra però che se il percorso diagnostico-terapeutico stabilito viene messo in pratica da tutti, ognuno per la sua parte e competenza, si riescono ad ottenere ottimi risultati clinici commenta Roberta Bongioanni, la neurologa che ha seguito il paziente durante i vari passaggi.

Il paziente è stato dimesso il 25 ottobre con ritorno al proprio domicilio in condizioni neurologiche di normalità.

Il 20 novembre 2017 verrà ricoverato presso la Cardiologia del San Giovanni Bosco, diretta da Patrizia Noussan, per essere sottoposto da parte dei dottori Giacomo Boccuzzi e Fabrizio Ugo a intervento di correzione del difetto interatriale cardiaco che ha causato l’ictus.

L'Ospedale San Giovanni Bosco è da molti anni impegnato nel trattamento della fase acuta dell'ictus cerebrale, sia emorragico, di maggior competenza neurochirurgica, sia ischemico - commenta il direttore generale Asl Città di Torino, Valerio Fabio Alberti  - per quest'ultimo in particolare, la forte motivazione professionale degli specialisti coinvolti ci ha permesso di raggiungere negli ultimi anni un volume di pazienti trattati - per via sistemica e/o endoarteriosa - in linea con i migliori centri nazionali ed internazionali, con tempistica e risultati anch'essi di ottimo livello, come quest'ultimo caso dimostra, con vite salvate e invalidità  risparmiate a pazienti e società.

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