Non si tratta di eroi caduti in battaglia, come molti li raffigurano, bensì di professionisti che hanno scelto di esercitare una professione e che rappresentano in questo momento l’ultimo baluardo tra la vita e la morte dei pazienti.
Quanti sono i sanitari che hanno perso la vita a causa del Covid-19
Adeline Fagan aveva 28 anni ed era una brillante specializzanda in ginecologia. In luglio è stata chiamata a svolgere delle guardie nel dipartimento di emergenza dell'HCA Houston Healthcare West. Proprio durante questi turni ha contratto il virus e, dopo mesi passati in terapia intensiva durante i quali ha lottato tra ventilatore ed ECMO, il 19 settembre si è spenta. Abbiamo passato i minuti rimanenti ad abbracciare, confortare e parlare con Adeline - ha scritto su un blog suo padre Brant - poi il mondo si è fermato
.
Saverio Armenia, invece, di anni ne aveva 50 e prestava servizio come infermiere presso il pronto soccorso dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Ragusa. Contratto il Covid-19, qualche giorno dopo è stato ricoverato d’urgenza in terapia intensiva, dove è deceduto l’11 dicembre. Mi manca quel sorriso che aveva quando tornava a casa stanco del lavoro
, ha scritto in un toccante ricordo uno dei suoi due figli.
Queste due storie, che arrivano da parti opposte del mondo, sono solamente alcune delle migliaia dei sanitari che sono deceduti nella lotta contro il Covid-19. Migliaia di professionisti che, fin quando hanno potuto, hanno combattuto contro un nemico invisibile e perfido.
Negli Stati Uniti, sebbene sia difficile risalire a stime ufficiali, da inizio pandemia sono 1445 i sanitari che hanno perso la vita a causa del Covid-19, mentre nel Regno Unito sono 83 gli infermieri deceduti quando tutto questo ha travolto il mondo.
In Italia, da inizio pandemia al 14 dicembre, data dell’ultima rilevazione, i medici morti sono 258 e i loro nomi sono elencati ed aggiornati quotidianamente sul sito della FNOMCEO. Per quanto riguarda gli infermieri, sempre al 14 dicembre sono 65 i colleghi italiani deceduti, mentre il numero dei contagiati è pari ad almeno 33 mila unità.
Dietro a queste fredde cifre, però, è bene ricordarsi come si trovino altrettante storie di padri, genitori, figli e amici. Persone che non ci sono più e che, non fosse stata per la pandemia che ha travolto inaspettatamente tutto il mondo, oggi sarebbero ancora nelle loro case con le loro famiglie e i loro affetti.
Oltre a questi, però, non vanno dimenticate anche tutte quelle che sono state le morti collaterali. Come quella di Daniela, infermiera di 34 anni che lo scorso 24 marzo è andata come sempre al lavoro nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale San Gerardo di Monza. Invece di entrare in corsia, però, si è rinchiusa nel bagno dell’ospedale e si è tolta la vita.
Il confronto quotidiano con la malattia e la morte e un carico di lavoro senza precedenti può portare anche a questo. E, così come per Daniela, si potrebbe raccontare la storia di un infermiere salernitano di 48 anni che si è tolto la vita durante l’isolamento domiciliare e poco dopo aver scoperto la sua positività, lasciando la moglie e due figlie adolescenti. Oppure quella di un’infermiera di 49 anni che lavorava presso un reparto Covid dell’ospedale di Jesolo (VE) e che ha deciso di compiere un gesto estremo mentre era a casa con la febbre e in attesa dell’esito del tampone cui era stata sottoposta.
Tutti i sanitari sono stati chiamati a uno sforzo estremo, ma nonostante questo hanno da subito risposto “presente” e hanno lottato e stanno lottando quotidianamente, arrivando anche a perdere la vita per tutto questo.
Non si tratta di eroi caduti in battaglia, come molti li raffigurano, bensì di professionisti che hanno scelto di esercitare una professione e che rappresentano in questo momento l’ultimo baluardo tra la vita e la morte dei pazienti.
Pazienti che, se potessero ascoltare e riuscissero ad entrare nei pensieri di chi quotidianamente li cura e assiste, troverebbero allo stesso tempo paura, determinazione, tenacia e senso del dovere. Persone che, guardando dentro gli occhi dei sanitari, vedrebbero tutto questo. Perché negli occhi della gente si vede quello che vedranno, non quello che hanno visto
(Alessandro Baricco, Novecento).
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?