Studente infermiere e tirocinio: 5 cose che devi pretendere dal tutor

L’università è già di per sé una palestra di vita; il tirocinio infermieristico lo è al quadrato, essendo anche una “palestra di professione”. Affrontalo con tutta l’energia di cui sei dotato, pensa sempre a lungo termine e tieni bene a mente che quando ti inserisci in un contesto per te nuovo, hai qualcosa da imparare da tutti: infermieri, medici, operatori socio sanitari e altre figure tecniche, pazienti, familiari e… anche da te stesso.

Vivere il tirocinio al massimo delle sue potenzialità formative

studente infermiere con tutor — Il tirocinio clinico è una parte fondamentale del percorso di studi per diventare infermiere

Il tirocinio clinico rappresenta una fetta fondamentale dell’intero panorama formativo della Laurea in Infermieristica. Come superare i problemi che si presentano durante questa esperienza? Ci sono cose da pretendere, ma ricorda: prima di pretendere, bisogna dare!

Il tirocinio curriculare è l’unica via attraverso la quale lo studente infermiere prende contatto con il mondo sanitario reale, con la persona che soffre tangibilmente e con i propri personalissimi ostacoli da superare.

Costituisce un periodo di crescita professionale e umana impareggiabile, poiché integra le conoscenze teoriche con le prassi operative ed organizzative, il pensiero critico con le competenze umane, la sperimentazione con i contesti assistenziali concreti.

Attraverso il tirocinio, lo studente:

sviluppa le competenze professionali
sviluppa la consapevolezza del ruolo dell’Infermiere e delle sue implicazioni etico-deontologiche
conosce le varie dimensioni (organizzativa, relazionale, interdisciplinare) del contesto lavorativo.

Tutto questo avviene sotto la supervisione di un docente in possesso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche e sotto la guida di un tutor clinico, solitamente un infermiere esperto del reparto in cui opera e che abbia seguito un corso di formazione abilitante alla formazione dello studente.

Le università si organizzano in maniera autonoma, per cui ci sono studenti che sono seguiti in rapporto 1:1 da un tutor clinico per tutto il periodo di permanenza in un determinato setting assistenziale, mentre altri devono dividere più figure tutoriali con altri colleghi.

Quale fra questi due metodi è il migliore? La risposta giusta in senso assoluto non esiste e, piuttosto che arrampicarsi alla ricerca di una tesi da spalleggiare o di una da confutare, sarebbe bene ricordare che il tirocinio è e deve essere un periodo formativo.

Bando, dunque, a tutto ciò che non ha valore educativo, sia dal punto di vista professionale che da quello umano, a cominciare dall’atteggiamento polemico (cose che devono valere da ambo le parti).

Creare un buon rapporto con il tutor di riferimento è fondamentale per lo studente infermiere, ma a volte può essere difficile per i motivi più disparati. La prima mossa da fare è senz’altro quella di presentarsi al tutor in maniera educata e rispettosa e, in generale, di avere un approccio al tirocinio propositivo, attento e ragionato.

Sono numerosi i problemi quotidiani con i quali ci si trova a fare i conti durante l’attività di tirocinio ed è giusto che lo studente (che investe energie, denaro e speranze, ricordiamolo!) pretenda determinate cose dal tutor:

1) correttezza nella gestione degli orari: se l’organizzazione prevede che sia il tutor a firmare le ore di presenza, assicurati che annoti correttamente gli orari da te effettivamente svolti senza trascurare gli eventuali “straordinari”, ma non chiedergli di celare un tuo ritardo, una tua uscita anticipata o, peggio ancora, di firmarti una giornata di presenza non realmente effettuata. Danneggi solo te stesso, come studente e come persona;

2) presenza durante le attività: chiedi sempre al tutor di seguirti con attenzione durante le fasi del tuo apprendimento e assicurati che ti guidi gradualmente, ma con costanza e partecipazione attiva (ad esempio, la rilevazione dei parametri vitali è una competenza infermieristica molto importante; non prendere la brutta abitudine di fare “il giro parametri” da solo e come fosse una cosa automatica, perché cosa automatica proprio non è);

3) rispetto: il rispetto si ottiene soprattutto donandolo a propria volta, perciò:

sii rispettoso del ruolo di chi ti guida, della sua esperienza, dei suoi studi, dei suoi difetti e della sua fatica;
pretendi di essere rispettato, come studente che ha bisogno dei suoi tempi per apprendere e come persona, che è ancora in fase di maturazione;

4) coinvolgimento: mostrati sempre interessato alla vita di reparto, fai quante più domande ti vengono in mente e pretendi di non essere lasciato in disparte solo perché “semplice studente”, ma fai in modo che le cose ti vengano spiegate, anche più volte se ne hai bisogno;

5) giusta valutazione: condividi con il tutor gli obiettivi che devi raggiungere e le tappe del percorso. Chiedi dei feedback ogni volta che ne senti il bisogno e pretendi che ti vengano spiegate le motivazioni della valutazione che ti riguarda. Ricevi le osservazioni come critiche costruttive e, se hai suggerimenti per migliorare l’attività di apprendimento, presentali a chi di dovere con spirito d’iniziativa condito sempre da un pizzico di educazione.

L’università è già di per sé una palestra di vita; il tirocinio infermieristico lo è al quadrato, essendo anche una “palestra di professione”.

Affrontalo con tutta l’energia di cui sei dotato, pensa sempre a lungo termine e tieni bene a mente che quando ti inserisci in un contesto per te nuovo, hai qualcosa da imparare da tutti: infermieri, medici, operatori socio sanitari e altre figure tecniche, pazienti, familiari e… anche da te stesso!