Parla per la prima volta il tirocinante che insieme al collega ha fatto scattare l'inchiesta della magistratura: Noi ce siamo accorti dopo dieci giorni, c'è gente che lavora lì da anni. L'infermiera mi disse di lasciar correre
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Il racconto di uno dei due studenti infermieri che hanno fatto scattare le indagini
Non è possibile che non abbiano visto, non è possibile che non abbiano saputo. Alla domanda che tutti si fanno, da quando è scoppiato lo scandalo degli anziani maltrattati nella casa di riposo di Narnali, c’è una persona che dà una risposta netta. Ed è un osservatore privilegiato, perché è stato proprio lui a far scattare le indagini della squadra mobile e l’inchiesta della magistratura, prima coordinata dal procuratore facente funzioni Antonio Sangermano, poi condotta dal sostituto Egidio Celano.
Per la prima volta parla il giovane tirocinante infermiere che, insieme a un collega, ha denunciato le pratiche di infermieri dell’Asl (3) e operatori del Consorzio Astir (14) alla Rsa di Narnali, ora indagati. Ha 23 anni, il suo nome figura negli atti dell’indagine ma chiede di rimanere anonimo. E dunque la domanda è: poteva non sapere chi ha lavorato per anni a Narnali? No, secondo me non poteva non sapere - risponde il tirocinante - Noi ci siamo accorti che qualcosa non andava dopo 10 giorni e lì c’è gente che ci lavora da anni, dunque...
Ma voi tirocinanti esattamente che cosa avete visto?
Prima stavamo a contatto con gli infermieri, ma poi, quando ci hanno affiancato agli operatori, ci siamo accorti che alcuni di loro, non tutti, avevano l’abitudine di insultare pesantemente e continuamente gli anziani. Quando dovevano spostarli usavano modi poco delicati, soprattutto per le condizioni fisiche degli ospiti, non prestavano attenzione, li trattavano come se fossero bambolotti
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C’è stato un episodio in particolare che vi ha spinti a parlare?
Sì, c’era un’operatrice dell’Astir che bestemmiava davanti agli anziani e li insultava. È accaduto due volte nel giro di due ore, prima quando ero presente io, poi quando era presente il mio collega. Ci siamo parlati e abbiamo capito che non era una cosa occasionale, era diventata un’abitudine
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E a quel punto che cosa avete fatto?
Ci abbiamo riflettuto per qualche giorno, era una situazione delicata, e poi siamo andati in Questura
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Ma prima non avete parlato con nessuno?
Dopo aver notato i primi comportamenti strani io ne ho parlato con la mia infermiera (una dipendente dell’Asl assegnata ai tirocinanti, ora indagata ma non sospesa, ndr). È una persona in gamba, ma mi ha risposto che sì, lo sapevano e che certe cose scocciavano anche a lei, ma che bisognava lasciar correre, di non farci caso
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Secondo voi perché alcuni operatori si accanivano così sugli anziani?
Io penso che fondamentalmente siano stanchi del loro lavoro, non ne possono più, alla minima resistenza rispondono con la violenza
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Tutti o solo alcuni di loro?
C’è chi ha esagerato, ha superato tutti i limiti, sono due o tre, e ci sono gli altri che si sono adeguati all’ambiente. Io in Questura ho cercato anche di difendere la mia infermiera
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Si può dire che ci fosse un clima pesante che ha portato a questi risultati?
Se ri riferisce alla difficoltà di lavorare con persone malate di Alzheimer, certo non è facile, ma se uno sceglie di fare questo lavoro deve essere preparato a farli, o altrimenti farne un altro
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Quanto è stato difficile raccontare quello che avete visto?
All’inizio anche noi eravamo combattuti, poi però abbiamo capito che così non si poteva andare avanti e non abbiamo avuto più alcun dubbio. Il mio collega era anche più convinto di me
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E a lei personalmente, dopo questa brutta esperienza, non è venuto qualche dubbio sul lavoro che avete scelto di fare?
All’inizio sì, ma non mi ha fatto passare la voglia di fare l’infermiere. Per fortuna avevamo fatto un periodo anche in ospedale e sappiamo che certe cose sono eccezioni. Non mi dispiace lavorare con persone malate di Alzheimer, mi avrebbe spaventato lavorare in un ambiente come quello della casa di riposo di Narnali
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Sorgente: Anziani maltrattati: All'ospizio non potevano non sapere - Cronaca - il Tirreno
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