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Infermieri in Inghilterra

Fuga degli infermieri in Uk, ma non è tutto oro quel che luccica

di Redazione

Hanno meno di trent’anni, una laurea in tasca e nessuna intenzione di perdere tempo in Italia. Il loro presente è in Inghilterra, il futuro chi lo sa. Ma quali sono le ragioni che spingono i ragazzi italiani a dare la priorità all’Inghilterra rispetto agli altri paesi europei? La risposta sembrerebbe essere che il ruolo professionale è molto valorizzato dal sistema sanitario inglese e che gli infermieri sono regolarmente assunti con un contratto a tempo indeterminato.

Cervelli in fuga, uno studio sugli infermieri in Inghilterra

In pratica il sistema sanitario inglese si presenta come una novità, dove tutto sembra diverso e sembra funzionare, almeno fino a che non si entra nel loro sistema a 360 gradi. Finché uno studio descrittivo condotto da Alice Di Luigi e Andrea Brogi, infermieri al St. Bartholomew’s Hospital di Londra, ha deciso di smontare tutto.

Lo studio di Alice Di Luigi e Andrea Brogi

Il fenomeno della fuga degli infermieri italiani all'estero, in altre parole la migrazione di più di 2500 giovani infermieri in Inghilterra, è un evento che ha registrato un incremento del 70% negli ultimi tre anni, stando alle stime della Federazione nazionale. Questo è dovuto ad un corteggiamento da parte dei paesi europei nei confronti degli italiani, riconosciute le maggiori capacità e competenze. Ciò evidenzia il problema italiano: mancano almeno 70mila infermieri e allo stesso tempo, oltre 25mila neolaureati non riescono a trovare lavoro. E molti così fuggono all’estero. Ma qual è la procedura di reclutamento? Sono agenzie private quelle che organizzano giornate di selezione nelle città italiane. Il reclutamento avviene in primo luogo con un colloquio telefonico o via skype e una interview frontale con i dirigenti dei vari ospedali. La collaborazione con le agenzie private facilita il processo di registrazione al Nhs, National Health Service, e all'Nmc, Nurse Midwifery Council, enti di regolazione dell'attività infermieristica e non solo. All'arrivo in Inghilterra segue un periodo di induction, un'introduzione specifica riguardante l'azienda ospedaliera in sé e le principali policy. Come si può capire, dunque, l'organizzazione è perfetta.

Ma è davvero tutto così bello e semplice come ci vogliono farci credere?

Per questo studio è stata condotta una ricerca descrittiva, attraverso la quale è emerso il pensiero reale degli infermieri che lavorano in Inghilterra. Hanno partecipato 46 infermieri italiani provenienti dagli ospedali di Croydon University Hosptal (43.5%), Broomfield Hospital (17.4%), St Geoge's Hospital (8.6%), West Middlesex (8.6%) e altri (21.7%). Il campione è composto dal 39.1% uomini e 60.9% donne di età compresa tra 23 e 42 anni. Il 43.5% dei partecipanti proviene dall'Italia centrale, il 30.4% dall'Italia meridionale e solamente il 26.1% dall'Italia settentrionale. Sono stati esclusi tutti gli infermieri che sono tornati definitivamente in Italia. La durata dello studio è stata di sei mesi. I parametri presi in considerazione sono: tempo di permanenza in Inghilterra, conoscenza linguistica, possibilità di mobilità e promozione, prospettive future. Lo strumento utilizzato per l'analisi di questi fattori è stato un questionario redatto ad hoc, composto di 20 domande di cui 10 a risposte multiple e 10 a risposta aperta. Non è stata assegnata nessuna valutazione poiché il reale intento di questo studio è un'analisi critica delle esperienze dei nostri colleghi italiani.

Allora, ne emerge che la fuga degli infermieri è dovuta a una notevole mancanza di personale. Questo sistema infatti permette un facile spostamento e avanzamento di carriera, ma solo il 22% crede che questo criterio sia influenzato da un merito professionale, mentre il 96% crede che il principale motivo sia un'effettiva mancanza di personale. Inoltre, nonostante l'offerta inglese, la maggior parte degli infermieri vede il proprio futuro nel Bel Paese, l'Italia. Infatti il 52% vorrebbe tornare in Italia e il 31% è ancora incerto.

Non è forse tutto oro quello che luccica dunque

Nella realtà italiana, dove trovare un lavoro stabile e appagante risulta quasi un miraggio, l'offerta inglese appare come unica soluzione. La mancanza di lavoro da un lato e la facilità di assunzioni e promozioni dall'altro, permettono un grande afflusso di personale da tutta Europa. Si può dunque concludere che sicuramente l'Inghilterra ha dato e sta dando tuttora una grandissima possibilità a noi infermieri, specialmente a chi ha ottenuto la laurea da poco. Ma sicuramente è gratificante vedere come la stragrande maggioranza veda il proprio futuro in Italia, paese che nonostante le proprie difficoltà ogni anno forma personale sanitario invidiato e richiesto dagli altri paesi Europei.

Alice Di Luigi e Andrea Brogi, infermieri

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