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La collega si è laureata nel dicembre 2015 con una tesi sulla sindrome dopo una intensa esperienza in Erasmus.
Il Burnout non è una patologia, ma una sindrome che colpisce inesorabilmente gli operatori della salute e che viene troppo spesso sottovalutata. Lo sa bene Simona Virga, 25 anni, infermiera laureatasi nel dicembre 2015 presso l’Università degli Studi di Firenze (sede di Borgo San Lorenzo) che al problema ha dedicato la sua tesi di laurea prendendo spunto dalla sua esperienza di tirocinio all’estero (Francia, Erasmus).
Simona, siciliana di Palermo, ha realizzato un ottimo lavoro di tesi sul “Burnout ed intelligenza emotiva nella formazione degli infermieri: comparazione tra Francia e Italia”. Attualmente lavora in una residenza per anziani a Marradi, in provincia di Firenze.
Con lei abbiamo scambiato un po’ di pareri sulla professione e dal dibattito che ne è scaturito sono venute fuori 6 domande. Vediamo cosa ci ha risposto.

Simona Virga, dopo una tesi sul Burnout spera di diventare infermiera nell'ambito dell'emergenza e di dedicarsi all'area forense.
Credi che il Burnout sia conosciuto e curato in Italia?
Si credo che il Burnout sia poco conosciuto e poco curato soprattutto tra la vecchia generazione di infermieri, mentre tra quelli più giovani si osserva una consapevolezza e conoscenza del problema; i nuovi Infermieri sanno come curarsi, grazie anche all'aiuto delle Università e delle aziende dove lavorano, che mettono a loro disposizione mezzi e strumenti per affrontarlo.
Dalla tua esperienza di Erasmus in Francia cosa hai notato di differenze rispetto al sistema sanitario italiano?
Dalla mia esperienza estera ho notato che ci sono varie differenze tra il Sistema Sanitario Italiano e quello francese. In primo luogo il sistema sanitario francese è molto più organizzato di quello italiano; inoltre la Francia dà la possibilità ai neolaureati di essere assunti dalle aziende, quindi si può notare una netta continuità tra la formazione universitaria e il lavoro.
A 25 anni hai mai pensato di lasciare l'Italia per andare a lavorare all'estero?
Si a 25 anni ho pensato di lasciare l'Italia e andare a lavorare all'estero. Veramente l'avevo pensato anche qualche anno prima!
Quando eri all'Università ti hanno mai parlato della crisi nel mondo del lavoro e della impossibilità di trovare subito occupazione come Infermiera?
No quando ero all'università non mi hanno mai parlato dell'impossibilità di trovare subito occupazione come infermiera, anzi hanno sempre sostenuto il contrario, forse con il pensiero che noi, nuovi laureati, potessimo iniziare la nostra vita lavorativa fuori dall'Italia.
E i tuoi tutor universitari ti hanno mai formata/informata sulla possibilità di lavorare in regime di Libera Professione e di aprire un tuo ambulatorio infermieristico?
No i miei tutor non mi hanno mai formata ed informata sul fatto che gli Infermieri potessero essere dei Liberi Professionisti e quindi lavorare in libertà ed autonomia, allo stesso modo non mi hanno mai informata e/o formata sul fatto che si potesse aprire un ambulatorio infermieristico.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
In realtà ho due sogni nel cassetto: diciamo che uno forse è più vicino alla realtà mentre l'altro si avvicina forse alla frase "poco realizzabile in tempi brevi". Il mio primo sogno nel cassetto e cioè quello realizzabile in tempi brevi è quello di finire il Master In Area Critica e seguire quindi la strada delle Emergenze ed Urgenze, magari andando a lavorare sull'Elisoccorso. Il secondo sogno nel cassetto, e quindi quello che fa riferimento alla dicitura "poco realizzabile in tempi brevi”, è quello di diventare Infermiera Forense.
Grazie Simona per il tuo contributo e in bocca al lupo per i tuoi sogni e per il tuo lavoro.