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Editoriale

L'ignoranza dilagante dei social network, noi ci opponiamo

di Daniela Berardinelli

Viviamo nell'epoca della contro-cultura, ma non la contro-cultura alternativa, di pochi, dei radical chic di sinistra di cui oggi il populismo si riempie la bocca, ma quella del no, dell'opporsi alle regole, alle raccomandazioni cliniche e scientifiche, l'epoca del dubbio in cui il qualunquismo, l'egoismo ed il pressapochismo dilagano.

Social network e il diritto di parola

social

Che in Italia regnasse il furbetto già lo sapevamo ma ad oggi la disinformazione la fa da padrona ovunque e la lotta per l'informazione, quella vera, per cui io e alcuni cari colleghi ci battiamo con il cuore, la testa e le dita sulle tastiere dei nostri pc alla ricerca di dimostrazioni da diffondere, divulgare a coloro che non vogliono crederci, anzi, non vogliono nemmeno ascoltare, è sempre più attaccata, anche l'evidence based passa per una bufala oramai.

E allora cosa dovremmo fare? Arrenderci o fare la guerra tutti i giorni contro chi il dialogo non sa nemmeno cosa sia?

Contro chi si erge giudice di sè stesso e allo stesso tempo di tutti quanti gli altri? Forse ambedue le cose, ma senza toni bellici, piuttosto sfoggiando l'arma della calma e dell'informazione diretta, precisa e puntuale.

L'ignoranza dilaga sui social, noi ci opponiamo e scriviamo di evidenze su di un giornale sanitario riconosciuto ed accreditato dai professionisti. Io non ci sto e lo dico chiaro e tondo.

La medicina non è una scienza esatta ma la cultura dell'evidence based è quanto più ci si possa avvicinare.

Anni di studi e di conseguenti raccomandazioni cliniche non possono essere ignorate a favore del capriccio di pochi, (che ahimè oramai stanno diventando molti), per di più avvalorati da un ministro, (figura politica), e medico, (figura sanitaria), che ci intima di accettare delle possibili morti e sviluppi di complicanza contro qualcosa per cui la medicina sta combattendo oramai da anni e cercando di debellare.

Forse le Federazioni FNOPI e FNOMCEO dovrebbero indignarsi di più, come i tanti professionisti che leggo ogni giorno e che denunciano le condizioni di equilibrio precario nel quale stiamo gettando il nostro sistema sanitario.

No, io non ho pietà per questa disinformazione, per l'ignoranza e la cattiveria culturale e sociale che si stanno diffondendo. Il mio pensiero conterà poco ma nel mio piccolo voglio cercare di fare la differenza e di non accettare biecamente una cultura dell'ignoranza che avanza, che ci chiede di chiudere un occhio per non vedere le conseguenze di ciò che stiamo facendo e di tapparci la bocca per non contrastare il flusso di menti spericolate che avanza.

Umberto Eco ci disse che i social hanno dato diritto di parola anche agli imbecilli e su questo, forse, dobbiamo ancora continuare a riflettere.

E le tragedie avanzano, si susseguono perché in Italia muoriamo di lavoro, di sicurezza e probabilmente stiamo anche lentamente morendo di cultura, piano piano ci stiamo spegnendo. E allora no, resistiamo, parliamo, dialoghiamo, sconfiggiamo i muri che le nostre menti si sono create, apriamo il nostro sguardo, i nostri porti e cerchiamo insieme di volerci ancora del bene.

Chiudiamo le porte alla cattiveria e all'ignoranza, aiutiamoci ancora. Aiutiamoci anche a voler bene al nostro Paese, ai nostri soccorritori che ancora una volta si sono trovati davanti ad una tragedia fuori misura, ingiustificabile, che ha spezzato vite innocenti nel volo di qualche fatale secondo.

Con questo auspicio salutiamo e abbracciamo i parenti delle vittime del crollo del ponte Morandi, tra cui figuravano anche due colleghi, un'infermiera siciliana e un medico anestesista toscano, continueremo la nostra battaglia per il rispetto dell'etica e della deontologia delle nostre professioni anche per voi.

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