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Ospedali Marche Nord, avanguardia nella cardiologia invasiva

di Fabrizio Patera

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Presentato al G.I.S.E. lo studio multispecialistico condotto da professionisti dell'UTIC

L'équipe infermieristica e medica dell'U.O. di Terapia Intensiva Cardiologica dell'Azienda Ospedaliera Marche Nord è sempre più all'avanguardia rispetto ai nuovi studi sulla terapia per i pazienti sottoposti a doppia anti-aggregazione piastrinica (DAPT). Lo studio che infermieri e medici hanno esposto presso la Società Italiana di Cardiologia Interventistica GISE 2015,  vede protagonisti quella tipologia di pazienti in attesa di intervento chirurgico ad alto rischio emorragico, con elevato rischio trombotico intrasten.

Lo studio, presentato in occasione del prestigioso evento internazionale che ogni hanno vede milioni di professionisti della salute confrontarsi e misurarsi con le svariate realtà scientifiche in campo clinico-assistenziale cardiologico di natura sostanzialmente invasiva, possiede in mano dei dati importantissimi sviluppati e vissuti da infermieri e medici dell' U.O. di Unità di Terapia Intensiva Cardiologica dell'Azienda S. Salvatore degli Ospedali Riuniti Marche Nord di Pesaro.

Ecco di cosa si tratta quando si parla di gestione Infermieristica della “BridgeTerapy" con Tirofiban (TAA)" in un singolo centro

È noto che il paziente portatore di stent necessita di una DAPT e che la sospensione di uno o entrambi i farmaci antiaggreganti comporta, nei primi mesi dopo la procedura, un rischio di trombosi di stent. La terapia antiaggregante aumenta il rischio emorragico in corso di procedure chirurgiche/endoscopiche.

In conformità a un documento di consenso proposto da società chirurgiche e cardiologiche (compreso il GISE) nell'Azienda Ospedali Riuniti Marche Nord è stato steso un protocollo condiviso tra chirurghi e cardiologi per l’identificazione del rischio emorragico, il quale prevede l’assegnazione di un punteggio in relazione alla percentuale di rischio. I pazienti considerati ad alto rischio emorragico e trombotico sono trattati con farmaci inibitori GPIIa/IIIb a breve emivita TAA.
La presenza di un'unità operativa di emodinamica attiva h24 garantisce un intervento tempestivo in caso di trombosi intrastent (dal 2013 a oggi è presente un registro per monitorare gli eventi avversi della TAA).


Tipi di Stent:

  • DES: stent a eluizione di farmaco con base metallica e una parte collosa di farmaco con lo scopo di contrastare la ristenosi (Drug Eluting Stent);
  • BMS: stent metallici nudi tradizionali rapida endotelizzazione (Bare Metal Stent);
  • BVS: stent riassorbibile con una matrice di farmaco impostato con uno scheletro di polimero che si scioglie e si riassorbe nell'arco di alcuni mesi, permettendo alla coronaria di rimodellarsi sullo scheletro dello stent stesso (Bioabsorbable Vascular Stent).


Il rischio trombotico è classificato sulla base di:

  • tipo di stent impiantato;
  • tempo intercorso tra impianto dello stent ed intervento chirurgico;
  • aspetti angiografici delle lesioni coronariche trattate;
  • caratteristiche cliniche del paziente.


Rischio basso:

  • oltre 6 mesi dopo posizionamento di BMS;
  • oltre 12 mesi dopo posizionamento di DES.

Rischio intermedio:

  • oltre 1 mese e meno di 6 mesi dopo posizionamento di BMS;
  • oltre 6 mesi e meno di 12 mesi dopo posizionamento di DES;
  • oltre 12 mesi con DES dopo procedure complesse.

Rischio elevato:

  • < 1 mese dopo PCI con BMS;
  • < 6 mesi dopo DES;
  • < 12 mesi, con DES dopo procedure complesse;

Il metodo usato per condurre lo studio:


A partire dal 30 settembre 2013 fino ad arrivare all'8 gennaio 2015, sono stati arruolati 10 pazienti in aperto con una cronologia temporale. Sono stati classificati per insorgenza di trombosi (precoce/tardiva) fino a un anno e per la comparsa di sanguinamento maggiore. Il tempo medio intercorso tra il posizionamento di stent e l'intervento chirurgico è di circa 30 giorni.

L' assistito accede presso l’U.O.di Chirurgica Generale 5 giorni prima dell’intervento, dove l’infermiere di U.T.I.C. affianca i colleghi infermieri riguardo alle modalità di somministrazione della TAA. Allo scopo è stata creata una scheda di monitoraggio che permette di avere in tempo reale il valore ematochimico critico e modulare il dosaggio del farmaco. In seguito all’intervento chirurgico l'assistito è trasferito presso l’U.T.I.C, dove riprende il trattamento con TAA oppure DAPT previa dose di carico.

pool di professionisti che valutano il rischio emorragico trombotico

Pool di professionisti che valutano il rischio emorragico/trombotico

I risultati elaborati:

10 pazienti (M7- F3), età tra 55 e 75 anni dei quali 8 con DES, 1 paziente con BVS , 1 paziente con BMS.

Gli interventi chirurgici effettuati sono stati 9. Tutti gli assistiti hanno ricevuto TAA nei 3 giorni prima dell’intervento, mentre nel periodo post-operatorio:

  • 7 pazienti sono trattati con TAA per 72 ore;
  • 3 pazienti riprendono la doppia anti aggregazione per O.S. in 1°giornata.


Non si sono verificati eventi trombotici, mentre si è riscontrato un caso di sanguinamento maggiore postoperatorio. È stato eseguito un follow-up telefonico a 1 anno.

La conclusione dello sudio:


Nonostante l’assenza di studi clinici controllati, gli esperti suggeriscono l’impiego di GPIIb/IIIa nella fase preoperatoria d’intervento ad alto rischio trombotico/emorragico come un sostituto ragionevole della DAPT.

Lo scopo dello studio è stato quello di valutare gli eventi clinici e le potenziali complicanze emorragiche in 10 pazienti che avevano subito interventi di chirurgia dopo il trattamento con il TAA. Nella realtà dell'Azienda Marche Nord, la somministrazione TAA nel periodo preoperatorio non ha evidenziato trombosi intrastent precoci e/o tardive. Non sono stati osservati decessi.

Lo studio ha dimostrato che i livelli di Hb (emoglobina) e della conta delle Plt (piastrine) in 9 pazienti sono stati stabili e che il trattamento preoperatorio con TAA non è causa di mortalità chirurgica.

Il limite dello studio portato a termine dai professionisti infermieri è identificabile nel numero esiguo di pazienti arruolati. Il follow-up telefonico, d'altro canto, ci ha permesso di consolidare l’aspetto relazionale con il paziente, il quale ha dimostrato soddisfazione per l’attenzione ricevuta.

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