Storia ed evoluzione dei mezzi di soccorso sanitario
Il termine “ambulanza”, che deriva con molta probabilità dal latino "ambulare", nel significato odierno indica un veicolo a motore adibito al trasporto di ammalati. In passato è stato utilizzato per indicare sia i carri militari impiegati nel trasporto dei feriti, sia gli ospedali da campo allestiti durante le battaglie. Si ha notizia dell’esistenza di una speciale organizzazione militare dedicata al trasporto e alla cura dei feriti, appartenente all’esercito dell'impero romano d'oriente (IX secolo).
Nel XIII secolo si diffusero le prime lettighe trasportate a mano e nella seconda metà del 1400 Isabella di Spagna istituì delle formazioni sanitarie mobili al seguito del suo esercito che definì “ambulancias”, termine in uso fino al 1700, soprattutto fra le truppe francesi, le quali diedero vita agli ospedali ambulanti.
Il primo ad organizzare i soccorsi durante la battaglie fu il chirurgo francesce Ambroise Parè che, a ragione, può essere ritenuto il promotore del primo soccorso. Suo erede fu Dominique Jean Larrey, chirurgo capo della Grande Armee di Napoleone Bonaparte, considerato il padre del moderno concetto di ambulanza ed inventore dell’”ambulanza volante”, progettata con un sistema di ammortizzatori e secondo criteri igienici, così chiamata perché schierata come l’artiglieria volante.
I metodi di soccorso e le modalità per il trasporto ideati da Larrey sono ancora oggi molto attuali. Sempre grazie a Larrey si svilupparono, negli anni seguenti, sistemi di trasporto sulla soma di animali, mantenendo però le caratteristiche fondamentali dei primi tempi e migliorando man mano quelle che erano le condizioni dei trasportati, anche adattandosi alle diverse caratteristiche del terreno ove avveniva il soccorso.
In questo senso fu molto produttiva l'opera degli inglesi che, dovendo amministrare le loro numerose colonie, svilupparono sistemi di soccorso su terreni di ogni tipo utilizzando ora il mulo ora il dromedario.
Furono costruite due diverse tipologie di carri, uno a due ruote per il trasporto di due feriti sui terreni pianeggianti ed uno a quattro ruote, capace di trasportare fino a quattro feriti distesi.
In seguito, Percy, collega di Larrey, modificando i carri porta munizioni, inventò i carri wurtz che servivano a trasportare i chirurghi o i farmacisti con il loro strumentario al seguito delle ambulanze sui campi di battaglia.
Durante la guerra di Crimea le nazioni partecipanti dovettero sviluppare e perfezionare i propri sistemi di soccorso che si dimostrarono inadeguati; i francesi migliorarono le ambulanze volanti, mentre gli inglesi, grazie soprattutto all’opera di Florence Nightingale, rividero completamente i propri standard di raccolta e trasporto feriti.
Questi modelli furono d'ispirazione anche per i sistemi organizzativi dell’Impero Russo e del governo unionista americano di Washington durante la Guerra di Secessione.
Negli anni della guerra del Vietnam, l’esercito statunitense contribuì a un ulteriore sviluppo dei mezzi di soccorso, utilizzando in particolare l’elicottero di soccorso per il trasporto dei feriti nelle zone impervie e difficilmente raggiungibili.
Con la comparsa delle automobili fu coniato il termine di autoambulanza per distinguere il veicolo dalle ambulanze a trazione animale. Tra la prima e la seconda guerra mondiale per il trasporto infermi s’iniziò a privilegiare l’automobile dotata di una sola barella centrale, rispetto agli autocarri.
Dopo la seconda guerra mondiale in Europa iniziarono a svilupparsi i sistemi di segnalazione delle ambulanze come la sirena e i lampeggianti blu; in America invece, dove i costruttori di ambulanze erano gli stessi dei carri funebri nei quali venivano convertiti i mezzi una volta raggiunte troppe miglia di utilizzo, venne istituito il 911 quale numero unico per le chiamate d’emergenza.
In Italia negli anni '60 i furgoni costituivano la base per la maggioranza delle ambulanze. Il Fiat 1100 T era forse il più diffuso; come alternativa era noto il "Romeo" prodotto dall’Alfa Romeo e molto utilizzato dall'esercito e dagli enti pubblici in genere.
Gli interni erano molto semplici e spartani; le ambulanze su telaio di automobile, con poco spazio, ma più veloci, erano più adatte a viaggi lunghi; la barella era piuttosto pesante ed era necessario appoggiarla su un carrello all'arrivo in ospedale. Dall'inizio degli anni '70 il Fiat 238 si rivelerà un’ottima ambulanza per quasi un ventennio, sapendosi adattare nel tempo a varie soluzioni facendosi così imitare anche da altri furgoni. Le alternative erano date dalla produzione della Volkswagen con il primo Transporter e ancora dall’Alfa, con il famoso F12.
Lo sviluppo dei mezzi di soccorso ha fatto estendere la nozione di veicolo adibito al trasporto feriti, fino a comprendere elicotteri, autobus e navi, come per esempio a Venezia, dove le ambulanze, di norma, sono imbarcazioni dette idroambulanze.
Nel corso della storia, lo sviluppo della tecnologia ha dato e continua a dare un notevole supporto per la produzione di nuovi sistemi di trasporto dei pazienti e dei presidi sanitari, soprattutto in emergenza. Di recente è risultata determinante l’evoluzione dell’uso dei droni, particolari aeromobili a comando remoto che sono nati in ambito militare per scopi bellici o di spionaggio e dalla metà degli anni 2000 hanno trovato molteplici applicazioni in ambito civile.
Negli ultimi anni sono in fase di sviluppo diversi prototipi di droni ambulanza che pesano intorno ai 4 Kg; sono capaci di volare a 100 km all’ora e usano il GPS per muoversi in un raggio di azione di circa 12 Km. Questi dispositivi, che in ragione dei loro tempi d’intervento (circa 1 minuto) riescono ad aumentare le chance di sopravvivenza dall’8 all’80%, sono equipaggiati con un defibrillatore semiautomatico e alla stregua di una valigetta medica hanno anche la possibilità di trasportare una maschera di ossigeno, un'iniezione di insulina ed altri farmaci salvavita.
Sono tutti dotati di sistemi di comunicazione tra una centrale dove opera il personale sanitario ed il luogo dove interviene il dispositivo in modo da consentire l’osservazione mediante apposite videocamere ed istruire verbalmente chi sta aiutando la vittima. Il costo medio di ogni drone ambulanza dovrebbe aggirarsi intorno ai 15 mila euro e si prevede la realizzazione di una rete in modo da assicurare la copertura del servizio su tutto il territorio interessato.