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Ciro Carbone, Ipasvi Napoli: "servono urgentemente Infermieri in Campania!"

di Redazione

Ciro Carbone

Per il presidente degli Infermieri partenopei gli incontri con il commissario Polimeni sono serviti a poco o a nulla.

Non si può esercitare il mestiere dell’infermiere se non c’è alla base una predisposizione ‘naturale’, una vocazione. Ancor più quando si lavora in una terra complicata, come la Campania. Dove in tema di sanità manca praticamente tutto. A commentare la fatica, ma anche la buona volontà di tutta la categoria è il presidente dell’Ipasvi, Collegio degli infermieri di Napoli e consigliere nazionale, Ciro Carbone.

L’analisi presentata dalla vostra federazione fotografa una realtà desolante per la nostra Regione, è davvero così?


I numeri presentati dalla federazione rappresentano lo spaccato italiano, la situazione che salta agli occhi è che nelle regioni del Sud Italia: Campania, Calabria e Sicilia sono le più martoriate. Nella nostra Regione da almeno 10 anni c’è un blocco del turn over dovuto anche a una ben nota cattiva gestione della sanità campana. Questa triste circostanza non consente assunzioni se non con una percentuale minima, che è variata dallo zero degli anni scorsi al 25 per cento. Chiaramente a fronte di un turn over molto ampio, questo ha ridotto di molto la consistenza del personale infermieristico, ma questo vale anche per le altre professioni sanitarie.

A conti fatti la Campania è carente di circa circa 2mila infermieri. Come fare?


“Le circa 2mila unità in meno che da questi dati si evincono e parliamo degli anni che vanno dal 2009 al 2014 pesano in una realtà che è già sfortunata, rispetto ad altre Regioni virtuose. Facendo una attenta analisi ed estrapolazioni anche i dati Istat abbiamo un rapporto che equivale a un infermiere per mille abitanti che mentre nel resto d’Italia si attesta a 6,5 infermieri per mille abitanti, in Campania abbiamo un rapporto di 4,2 per mille abitanti, moltiplicando per i milioni di abitanti che ci sono in questa Regione si noterà che mancano mediamente circa 5mila unità. E questo ci fa capire perché in Campania non riusciamo a garantire l’assistenza giusta per cui si verificano molti fenomeni di migrazione nel centro e nel Nord Italia.

C’è la possibilità di rimediare questa situazione?


Quest’anno la Regione ha autorizzato le aziende ospedaliere all’assunzione del 65 per cento del personale che è andato in pensione. Una buona notizia perché in passato ne andavano in pensione 10 e non ne sostituivano neanche uno, quando andavano in 100 ne sostituivano il 10 per cento. Oggi la musica è leggermente cambiata.

E per una soluzione che migliori il sistema sanità cosa si dovrà fare?


C’è la possibilità di sbloccare la mobilità extraregionale e quindi consentire a tanti nostri infermieri che da anni lavorano fuori Regione di entrare a far parte degli ospedali campani. Questa operazione si fa in due-tre mesi e ci consentirebbe di far lavorare personale giovane e che ha fatto una grande esperienza nel centro Nord, questo ci potrebbe aiutare a risolvere il problema.

E poi?


L’altra grande nota dolente è l’assenza totale dell’assistenza sul territorio. Paghiamo questo grande scotto: il paziente cronico, oncologico o anziano che viene dimesso dagli ospedali non riesce a trovare nei territori assistenza adeguata. Molto facilmente dopo qualche giorno è costretto a ritornare in ospedale perché da questo punto di vista il territorio campano è molto carente, noi speriamo che l’investimento venga fatto principalmente sul territori, sull’assistenza domiciliare, sugli infermieri di famiglia che potrebbero dare una boccata d’ossigeno alle strutture ospedaliere.

L’infermiere ha un compito difficile da portare avanti, ma i turni stressanti non aiutano.


Un dato significativo è quello che riguarda l’aumento dello straordinario in questi ultimi anni. Ogni infermiere in media ha ricevuto ali’incirca 1500 euro di straordinario annuale, è una media ed è questa la cosa grave: perché ci sono colleghi che non fanno straordinario e altri che hanno ricevuto tremila euro, centinaia e centinaia di ore aggiuntive. E se si lavora in questo modo è perché c’è carenza di personale. E quindi, i turni sono prolungati, stressanti, da tenere conto che il personale è per lo più anziano in Campania, abbiamo una media che va oltre i 50 anni. Questa è la classica ruota che costringe gli infermieri a fare delle prestazioni straordinarie per garantire almeno un minimo di assistenza.

Avete già presentato le difficoltà e le condizione in cui opera la categoria a chi di dovere?


Insieme agli altri presidenti di collegi abbiamo avuto almeno tre incontri in Regione da quando è stato nominato il nuovo commissario ad acta alla Sanità Joseph Polimeni e il sub commissario Claudio D’Amano, ma non siamo riusciti fino ad oggi a portare a casa un risultato tangibile. Risposte sui questa emergenza a tutt’oggi non le abbiamo ancora avute.

Polimeni non è stato dunque di grande aiuto?


E’ una persona molto preparata però anche lui, ha le mani legate. Ci dice che una volta bisogna aspettare il piano ospedaliere, poi lo sblocco del turn over, e poi le nomine dei commissari. Ora attendiamo, abbiamo preso degli impegni che speriamo che la Regione mantenga: per quanto riguarda la mobilita’ extraregionale degli infermieri, la stabilizzazione dei precari e vorremo far rientrare in questo ragionamento anche l’avvio dei concorsi.