C’è una tipa che, fino a poco tempo fa, appariva un po’ dovunque mentre sbraitava sulla necessità di salvare il presepe. L’italico presepe. Paventava la scomparsa di paesaggi in cartapesta e statuine intente a fare i mestieri, sostituite dalla teoria del gender, quella di presepe 1 e presepe 2, mentre non era più sopportabile aspettare la restituzione di un quadro, anch’esso italico, rubato dai cugini d’oltralpe e raffigurante il sorriso più famoso del mondo. È un po’ di tempo però che la tipa non parla più del presepe, forse perché il pericolo è passato, o più probabilmente perché, alla tipa, non serve più parlarne. Eppure, proprio oggi, esso, è minacciato più che mai, e nelle parti più importanti che lo compongono. Vediamole.
La Sacra famiglia 1 : la situazione non è tra le migliori. Il gruppo è bloccato nella striscia di Gaza. Non riuscirà ad arrivare a Betlemme in tempo. Ed anche se vi riuscisse, alto è il rischio che incontri le guardie di Erode, quelle che presidiano i Territori occupati. Insomma sono critiche le condizioni per far nascere il piccolo in arrivo: ospedali al collasso, nessuna abitazione sicura, fra le poche rimaste in piedi, e manca tutto: acqua potabile, cibo, medicine e, soprattutto un futuro.
La Sacra famiglia 2 : Erode tampina da vicino il gruppo, Sembra che il figlio in procinto di nascere sia frutto di una maternità surrogata, bollata come reato universale e perseguibile in tutto l’orbe terracqueo.
Orbe terracqueo : luogo abitato da orbi in termini di umanità, solidarietà, sincerità e competenza.
I Magi 1 : provenienti dall’Oriente hanno preferito fermarsi in luoghi migliori di una stalla puzzolente: Doha, Dubai, etc. Hanno portato i loro doni a coloro che contano, a qualcuno dei sedici uomini più ricchi del mondo, i quali posseggono lo stesso patrimonio di 3 miliardi di dimenticati della terra.
I Magi 2 : dicono che i Re magi non siano più tre, ma quattro. Il nuovo arrivato non regala niente però. Vende, e vende armi. Pare si stia dirigendo verso i paesi in cui si trovano due piccolette bestie assassine in azione per il solito pezzo di terra conteso, uno dei tanti dove vanno molto di moda i brand di sempre: patria, onore, eroi, sacrifici, e tante altre cosucce simili.
La stella cometa : è il pezzo forte di ogni presepe. Di carta o in plastica, comprata o rimediata, l’importante che, al momento opportuno, brilli al centro di ogni ricostruzione natalizia. Certo quest’anno, fra aumenti tariffari, liberalizzazioni varie e fine del mercato protetto, sarà più facile ritrovarsi con una stella cometa spenta.
Pastorelli e pecorelle : come la cometa, anche questi non possono mancare. I primi saranno tantissimi, in particolare di giovane età. Ormai la scuola viene lasciata sempre più presto e gli studi non se li possono permettere tutti. Non resta quindi che cercare di ritornare ai lavori di un tempo, quelli bucolici e maschi, dove tutto filava liscio, non c’erano problemi, i treni arrivavano in orario, ed altre corbellerie simili. Molti saranno dunque, quest’anno i pastorelli, anche se di pecore ce ne sono sempre meno, macellate assieme ai cammelli dei magi, al bue a all’asinello, e ai tanti animaletti che in genere si mettevano per riempire il presepe. La fame di proteine animali è tale che un hamburger si fa con tutto, meno che con le innovazioni del progresso.
Le statuine dei mestieri 1 : ci sono poi tante statuine dei mestieri belli, quelli di una volta, semplici e genuini. Le statuine poi sono tutte di persone felici e sorridenti, anche se, ognuna di loro, ha ben poco da essere allegra, visto il basso salario percepito; praticamente niente. Del resto le statuine non hanno bisogno di soldi, a differenza degli esseri umani che un minimo di reddito, o meglio un reddito minimo dovrebbero averlo garantito. Ma questa è un’altra questione.
Le statuine dei mestieri 2 : i mestieri rappresentati in un presepe sono tanti: l’acquaiuolo e il falegname, la lavandaia e il calzolaio, il fornaio e il pescivendolo. Sembra però che non si sia mai trovato posto per un maestro o un infermiere, un’assistente sociale o un medico. Qualche centurione romanico invece lo ritroviamo sempre presente. Anche di più di qualcuno, quest’anno. Sembra che ben 24.000 nuovi soldati saranno aggregati, grazie alla tipa di prima, al presepe italiano. Un fatto strano. A cosa servono infermieri ed insegnanti lo sappiamo, ma perché aumentare il numero dei soldati? E poi i sanitari non possono perdere tempo con il presepe dato che, ancora per un po’, nonostante siano sfiniti, dovranno continuare a lavorare per diverso tempo, rimandando l’agognato pensionamento.
Trenino : in nessun presepe del mondo è prevista una stazione ferroviaria. Ma c’è sempre il piccolo bambino viziato che in mezzo a casette e laghetti finti vuol far passare anche i binari del suo trenino, costosissimo. Frigna, piange, sbraita accampa scuse di ogni tipo, e poi alla fine, mentre il giocattolo corre fra i rilievi di cartapesta, decide di fermarsi. Grida di fermare il trenino, perché lui può farlo, mentre gli altri si devono accontentare di fare i pendolari in affollatissimi vagoni che, sembra, in qualche caso sono pure troppo alti per entrare in qualche galleria. No, i trenini nei presepi non vanno messi. Anche se un’eccezione si potrebbe fare solo per una locomotiva, quella cantata e che corre e corre e sembra quasi una cosa viva, in direzione ostinata e contraria, contro i re e i tiranni.
Ascensore sociale : oltre i trenini anche l’ascensore sociale, qualcuno, vorrebbe mettere nel paesaggio finto del presepe di quest’anno. Un ascensore però con su scritto: “fuori servizio”, non permettendo a molti abitanti, dell’italico mondo di cartapesta, di poter migliorare la loro grama condizione. Qualche amico della tipa di prima, ha dichiarato addirittura che più che un ascensore, in questo presepio di paese, o paese da presepio – non so – sono necessari più livelli di scale da percorrere. Perché per cambiare bisogna impegnarsi e ogni miglioramento bisogna meritarselo. Chissà cosa ha fatto questo tipo per meritarsi di pontificare dall’alto del suo palco reale. E chissà Noi che cosa abbiamo fatto per aver meritare siffatte statuine, cui non riesce ad arrivare nemmeno l’invocazione di: “Viva l’Italia antifascista”.
Mascalzoni : a Natale, come da tradizione, si è tutti più buoni. Bisogna perdonare ogni malefatta a chi non ha pagato le tasse e a chi ha commissionato il furto di un quadro, chi non paga i salari e il TFR ai propri dipendenti e chi imbavaglia i diffusori di informazioni, chi mente sapendo di mentire e chi ormai ha scambiato la finzione con la realtà di una distorta immaginazione. A Natale, e nel presepe genuino della tipa, non ci sono mascalzoni o mariuoli di sorta. Ci si vuole tutti bene, come in una grande famiglia, dove ogni componente è ben sistemato. Mentre a chi non fa parte della famiglia, della sacra famiglia, resa tale da poltrone ed affari, non resta altro da fare che guardare le lucine intermittenti del misero presepe della sua vita da servo. Mangiando magari una fetta di panettone, comprato per … beneficenza. Niente di nuovo. Gli ultimi, ogni volta che lavorano, fanno acquisti, vivono, ed anche quando amano, la beneficenza la stanno facendo sicuramente, ma probabilmente alle persone sbagliate.
Vabbè, quello di quest’anno non sarà un presepe facile da vivere. Ma Noi ci siamo abituati e resisteremo a questa e ad altre difficoltà. Nessun problema, abbiamo pratica di … resistenza.
Buone feste a tutte e a tutti.
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