L’inverno sta arrivando; è giunto il momento di rimpossessarci del nostro diritto alla salute e di pensare che non tutto è Covid-19. La vera sfida questo inverno sarà la gestione dei pazienti sintomatici nel territorio e sul territorio, evitandone l’ospedalizzazione. Sarà la consapevolezza che tutti noi insieme dobbiamo imparare ad essere protagonisti della nostra salute a fare la differenza questo inverno.
Cosa sappiamo del virus SARS-CoV-2 e a che punto è la ricerca
Ebbene sì, l’inverno sta arrivando e non è solo uno slogan di una famosa serie tv, ma è la realtà che si verificherà tra pochi mesi e con esso arriveranno, come è naturale che sia, i mali di stagione: raffreddori, faringiti, mal di gola, tosse e magari purtroppo qualche linea di febbre.
Con l’inverno e la brutta stagione arriverà puntuale anche l’influenza; purtroppo però questo inverno non sarà un inverno come gli altri, perché ormai stremati psicologicamente da notizie che sopraggiungono da ogni dove, al primo malanno il pensiero correrà sempre lì: e se fosse Covid?
L’apertura della scuola amplifica tutto ciò fino al punto che il genitore si sente spesso lasciato a sé stesso a comprendere linee guida spesso discordanti tra loro. Facciamo quindi un breve ripasso riguardante questo infame virus, ponendoci domande che possono avere una risposta chiara e magari ci possano in qualche modo mettere un po' tranquilli.
Innanzitutto, cosa sappiamo ora di questo virus e a che punto è la ricerca? Ci sarà veramente un vaccino? Come possiamo riconoscere se è Covid o un banale male di stagione? Prima di rispondere a queste domande mi permetto di dare un consiglio a tutti: ciò che vi consiglio è di fare uno sforzo mentale non indifferente; prendete un bel respiro e resettate tutto ciò che la vostra mente ha letto, sentito, guardato su ogni giornale, social, telegiornale, chiacchierio di piazza perché tutto ciò non ha fatto altro che creare in noi un calderone di informazioni vere mescolate con quelle false creandoci un ovvio senso di paura, impotenza, ansia, depressione, fobie e psicosi.
Abbiamo trascorso mesi a leggere: mascherine sì o no? Guanti sì o no? Test sierologici, quali e quando? Tamponi a chi, dove, e quando? Kit rapidi sì o no? Insomma, potremmo stare qui all’infinito senza avere le idee chiare su niente; perciò cominciamo dal principio e mettiamo dentro di noi un po' di ordine, che ci faccia un po' di chiarezza e, perché no, magari che ci faccia vivere questo inverno con un po' meno di paure e ansia.
Gli studi e le ricerche su questo virus sono innumerevoli in tutto il mondo e anche l’Italia sta facendo la sua parte; tuttavia però a conti fatti questi studi e queste ricerche non ci hanno fornito certezze assolute su nessun vaccino contro il Covid-19. Se, tuttavia, qualcuno vi dice il contrario lo dimostri con dati certi alla mano.
In altre parole, non sappiamo se il vaccino ci sarà, o meglio ancora non sappiamo se un vaccino sarà mai possibile. La ricerca però non sta cercando solo il vaccino, anzi: questo sconosciuto virus non è poi più tanto sconosciuto: sappiamo che penetra in un organismo umano tramite le alte vie aeree, cioè la stessa via di trasmissione dell’influenza ma anche di molti altri virus, attraverso naso e bocca; sappiamo che può rimanere lì senza causare nessun sintomo, sappiamo anche che è mutato più volte sia a seconda delle condizioni ambientali (il lockdown, ad esempio, lo ha letteralmente chiuso fuori dalla porta) mentre sappiamo che l’affollamento di persone per lui è una vera cuccagna.
Sappiamo anche che le scarse condizioni igienico sanitarie non giocano a nostro favore, (un esempio lampante viene da ciò che è accaduto in America Latina e in India, che hanno purtroppo tutte e tre le condizioni favorevoli per il diffondersi di questo virus: le condizioni ambientali, l’affollamento e un servizio sanitario che barcolla).
Sappiamo anche che positivo non significa malato, ma sappiamo anche che una persona positiva può trasmettere il virus (tuttavia su questa ultima affermazione è il caso di fare una puntualizzazione, in quanto non sempre è così); da Infermiera di Famiglia e di Comunità lavorando soprattutto sul territorio ho visto un po' di tutto e, credetemi, vivo in una delle regioni più colpite dal Covid-19: ho visto positivi con conviventi negativi, o addirittura positivi malati con conviventi negativi. Ho visto anche persone malate con la presenza di tutti i sintomi, ma negative al tampone, così come ho visto persone prima positive, poi negative e a distanza di mesi nuovamente positive.
A questo punto vi chiederete: come possono queste righe darci qualche certezza? Beh, sappiamo anche che i ricercatori hanno identificato quali parti della catena RNA di questo virus è più virulenta e quale è la meno virulenta, hanno scoperto quale parte di questa catena rimane radicata di più nelle prime vie aeree ed ecco perché alcuni individui faticano a diventare negativi. Ma non si sono fermati solo a studiarlo, anzi, di pari passo i ricercatori hanno studiato quali sono i farmaci da usare, in altre parole il SSN non è totalmente disarmato da un punto di vista farmacologico, farmaci che finalmente possono essere utilizzati anche sul territorio.
Arriviamo quindi al nocciolo della questione: la vera sfida questo inverno sarà la gestione dei pazienti sintomatici nel territorio e sul territorio, evitandone l’ospedalizzazione. Certo, parliamo di pazienti cronici o di acuzie che non necessitano strumentazione rianimatorie, tuttavia, la sanità italiana non è impreparata.
Vero è comunque che i medici e il personale sanitario che operano sul territorio devono saper creare rete; la vera sfida sarà spostare in modo appropriato il baricentro dell’assistenza dall’ospedale a casa del paziente, ma per fare questo serve la collaborazione di tutti anche e soprattutto dei cittadini.
Come affrontare l’inverno con Covid-19: un appello ai cittadini
Come? Innanzitutto, il nostro Ministero della salute ha pubblicato delle immagini molto chiare sul suo sito, che è facilmente consultabile. Queste immagini possono già indirizzare se un raffreddore è raffreddore o qualcos’altro (ad esempio il malato di Covid-19 ha sempre la febbre, non c’è mai stato un malato di Covid senza febbre. Ribadisco il termine “malato” e non “positivo”).
Sul sito del Ministero si possono trovare inoltre immagini molto utili per la scuola, infine, anche se ancora di certo non lo sappiamo, con questo virus potremmo trovarci in condizioni di imparare a conviverci per sempre. Lo so, questo fa un po' paura, ma faceva paura anche il vaiolo, fa paura la peste e per essa non c’è un vaccino, fa ancora paura la meningite che ogni anno fa capolino nelle scuole e non abbiamo il vaccino per tutti i ceppi di meningite esistenti. Fa paura l’ebola e faceva paura la Sars-Cov1 del 2002. Ma siamo ancora qui, quindi da infermiera di Famiglia e di Comunità posso solo assicurare che i sanitari, i medici, i ricercatori non si sono mai fermati, non siete soli; siamo riusciti a riaprire le scuole con tanti dubbi ed incertezze e spesso con tante contraddizioni, siamo riusciti a guarire migliaia di persone (purtroppo ne sono anche morte tante, questo non lo si può negare).
Qui e adesso, tutti insieme, dobbiamo fare la nostra parte: la mascherina va tenuta (avete mai pensato che la mascherina ci protegge anche da un raffreddore o dall’influenza e da altri virus a trasmissione aerea?); non credete a chi dice che la mascherina ci uccide, perché tutti i sanitari che sono morti in questa pandemia non sono morti per la mascherina ma per il virus.
Io personalmente indosso la mascherina ore e ore dal 21 febbraio e vi assicuro che la mascherina mi ha salvato la vita innumerevoli volte. Anche il vaccino antinfluenzale quest’anno è un’ottima arma (e non credete a chi dice che sono morti solo coloro che avevano fatto il vaccino contro l’influenza, l’inverno passato perché non è vero, ci vogliono dati certi per dimostrare una simile assurdità e per dati certi intendo non casi sporadici, ma dati di laboratorio).
Quindi, l’inverno sta arrivando, ma l’ansia e la paura non lo faranno passare più in fretta e non devono farla da padrone; mentre la consapevolezza che tutti noi insieme dobbiamo imparare ad essere protagonisti della nostra salute farà questo inverno la differenza.
Lasciamo che l’inverno arrivi come ogni anno, ma pensiamo anche che il nostro Paese è stato il primo a chiudere e l’ultimo a riaprire, è stato il primo in tutta Europa a fare più tamponi e questo ha permesso di isolare in casa il positivo, è stato il primo ad uscirne senza catastrofiche ricadute, abbiamo dimostrato di avere un SSN che ha saputo reggere nel periodo più nero di questa pandemia. Lasciamo che l’inverno arrivi e facciamo la nostra parte e come ogni inverno che arriva… passerà per fare spazio alla primavera.
- Articolo a cura di Paola Melotto – Stomaterapista - Infermiera di Famiglia e di Comunità
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