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Gestione aziendale disastrosa mette infermieri sotto attacco: aggressioni solo punta iceberg

Dietro le aggressioni agli operatori sanitari si nasconde un collasso organizzativo

Pubblicato il 05/01/2024 di Martina Benedetti

Parliamo del terribile episodio di violenza che vede coinvolta Anna Procida, collega infermiera aggredita nella serata del 3 gennaio presso il pronto soccorso dell'ospedale San Leonardo di Castellammare dove era in turno.

La dottoressa Procida è stata strattonata, trascinata per i capelli, sbattuta a terra e infine colpita con un violentissimo pugno al viso dal parente di un paziente. Questa reazione pare sia venuta a causa di un semplice invito rivolto ai numerosi familiari a spostarsi in sala d'attesa per consentire al personale di lavorare in maniera più consona. Anna Procida è tornata dalla sua famiglia con un certificato di 25 giorni di prognosi e il volto tumefatto. I dati agghiaccianti delle aggressioni sono da tempo sotto gli occhi di tutti, perché aspettare ogni volta l'episodio più grave per indignarci?

 

Riguardo l'aggressione della dottoressa Procida, il direttore generale della ASL Napoli 3 Sud e il direttore di presidio hanno espresso solidarietà e vicinanza alla professionista aggredita. Ma a questo punto mi permetto di dire a che cosa servono le ennesime parole di solidarietà a posteriori.

Il dibattito pubblico è già stato incentrato sull'inasprimento delle pene per gli aggressori. Si parla di militarizzazione degli ospedali, ma raramente si ragiona sulle singole responsabilità tra queste, anche su quelle aziendali. Quello delle aggressioni è un fenomeno direttamente proporzionale al lento processo di sgretolamento delle basi del nostro sistema sanitario nazionale pubblico. Che cosa si sta realmente facendo per risolvere la crisi dell'emergenza e urgenza? Un'azienda che permette alle sue unità di lavorare sottorganico diviene a sua volta complice di un sistema che porta a mettere in pericolo il professionista stesso. L'aggressione non è altro che la punta di un iceberg con fondamenta intrise di mal gestione aziendale.

In questo senso mancano in mea colpa da parte dei cattivi manager ed è totalmente assente un organismo di controllo sul benessere all'interno dei gruppi di lavoro, che possa allontanare coloro che non svolgono delle buone politiche nei confronti del capitale umano.

Chi permette il proliferare di ambienti lavorativi malsani è complice della messa a rischio della sicurezza sia degli operatori che dei pazienti.

Quindi oltre all'impegno politico vi deve essere un forte impegno manageriale per rendere i contesti lavorativi sicuri ed evitare ulteriori casi di violenza.

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