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Testimonianze

Assistenza Domiciliare: Infermieri ed Oss lavorano in team

di Redazione

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A Rimini è nata la prima esperienza italiana di “squadra domiciliare” formata esclusivamente da Infermieri ed Operatori Socio Sanitari. Si tratta di un gruppo nato per caso e che da anni lavora a casa di un paziente milionario gestendolo in autonomia nonostante la notevole complessità assistenziale. L’intervento del Medico è relegato alla prescrizione dei farmaci e a visite mensili programmate; quello dell’Assistenza Domiciliare Integrata alla mera fornitura di materiale per medicazioni, nutrizione enterale, gestione della tracheostomia e della PEG. L’eventuale emergenza, gestita dal servizio 118.

infermieri e oss

Oss e infermieri in equipe

Tutto ha avuto origine in un centro di riabilitazione intensiva post-rianimazione, dove da due anni era ricoverato un paziente politrauma in coma vigile perenne. La famiglia dell’assistito, dopo il superamento della fase di acuzie e di tutti gli step fiositerapici, ha deciso di gestire l’uomo presso il proprio domicilio e di mettere in piedi una struttura sanitaria a domicilio, assumendo Infermieri Liberi Professionisti ed Operatori Socio Sanitari. Una esperienza simile, con soli Infermieri, si era ripetuta (ed è attualmente in essere) in Emilia Romagna.

La nostra storia parte dal terzo piano di una ridente palazzina ubicata nella periferia di Rimini. Siamo ad un passo dal mare, lontani però dal fracasso della vita mondana della Riviera. A gestire attualmente il paziente di cui vi racconteremo sono due Infermieri e tre OSS, affiancati dall’aiuto di moglie e figli dell’assistito.

Le testimonianze degli OSS e Infermieri

L’esperienza di Andrea, Filippo, Michela, Manuela e Daniela è nata per caso e in maniera repentina.

Andrea, Infermiere Libero Professionista: “sono stato chiamato da un collega che operava in una riabilitazione qui nel Riminese, in quel periodo non lavoravo ed avevo bisogno di trovare qualcosa da fare; in alternativa mi sarei trasferito in Inghilterra; ho accettato subito la proposta e l’indomani mi sono presentato a casa del paziente per un colloquio conoscitivo con la famiglia; era presente anche questo collega, che poi ci ha fatto da apripista, fornendoci tutte le nozioni necessarie per gestire l’assistito in autonomia. Successivamente ho conosciuto tutti gli altri, con i quali oggi siamo molto affiatati ed è raro ritrovarsi in una équipe del genere; la mia esperienza decennale da Libero Professionista mi aveva portato a pensare l’esatto contrario”.

Filippo, Infermiere Libero Professionista: “il mio nome reale non è Filippo. Questo è lo pseudonimo che ha scelto per me un sacerdote di Lampedusa per distinguermi da altri amici e fratelli che si chiamavano come me. È dal 2011 che tutti mi conoscono con questo appellativo. Ho 23 anni, ho studiato Infermieristica qui nella zona, ma vengo dallo Zimbabwe, come si capisce dal colore della mia pelle. Sono stato chiamato da un amico Libero Professionista e ho accettato subito l’incarico, anche perché mi ero appena laureato e non riuscivo a trovare lavoro; ho aperto la P.IVA e da allora mi occupo con Andrea e le altre ragazze di assistere questo paziente presso la sua abitazione. Ci pagano in maniera dignitosa per la professione e per l’impegno che ci mettiamo tutti i giorni. Il Medico solitamente non lo vediamo mai, come pure vediamo saltuariamente i colleghi dell’ADI che gestiscono la cartella clinica, ma che si limitano alla fornitura del materiale occorrente”.

Michela, OSS: “è questa la mia prima esperienza di lavoro; quando ho scelto di formarmi nell’assistenza di base e di diventare Operatore Socio Sanitario speravo di lavorare subito nel Servizio Sanitario pubblico e di vincere un concorso o un avviso pubblico; ma un bel giorno ho ricevuto la chiamata di un amico Infermiere che mi ha invitato ad un colloquio di lavoro presso il domicilio di un suo conoscente. Da allora è iniziata un’avventura senza eguali e una storia di amicizia tra Infermieri ed OSS che secondo me non può raggiungere livelli tali in una struttura ospedaliera, dove le dinamiche sono diverse e i rapporti spesso si affievoliscono dietro le invidie, le prevaricazioni di alcuni e la necessità di assistere in assenza di presidi adatti. Qui non ci manca nulla e in 5 riusciamo a gestire tranquillamente ferie e malattie; in più la paga è ottima e siamo tutti assunti con contratti regolari. Noi OSS ci occupiamo solo dell’assistenza di base, agli Infermieri spetta la parte della cura delle lesioni, della nutrizione, della gestione della PEG, della terapia e di tutto quello che concerne la loro professione”.

Manuela, OSS: “sono quella più grande nel gruppo e quella che ha sempre lavorato con pazienti come il nostro; tuttavia cerco tutti i giorni di imparare e rubo le novità ai colleghi, con i quali siamo in perfetta armonia. Gli screzi ci sono, ma vengono superati subito con una stretta di mano. In genere io non rispondo mai ai numeri che non ho in rubrica sul cellulare, una mattina però ho deciso di farlo ed era un amico conosciuto per caso durante un aperitivo. Quell’Infermiere, quell’amico, mi ha permesso di accedere al colloquio e di essere poi assunta. Lui stesso poi ci ha formati e tuttora ci coordina a distanza”.

Daniela, OSS: “ho studiato Infermieristica in Albania, sono originaria di Tirana; quando sono arrivata in Italia con mio fratello speravo di lavorare in un ospedale, non importava se pubblico o privato. La mia laurea però praticamente non mi è servita a nulla, perché non sono mai riuscita a farla riconoscere; alla fine ho optato per un corso pubblico da Operatore Socio Sanitario, ho speso 3000 euro e oggi sono qui a lavorare al domicilio di un paziente con una doppia esperienza professionale. Nonostante sia stata invitata dai colleghi Infermieri a gestire il nostro assistito anche dal punto di vista infermieristico ho sempre declinato l’offerta, perché conosco i rischi e non voglio mettere a repentaglio il mio lavoro e soprattutto la sicurezza e la salute del paziente. Per il resto tutto funziona bene: il clima in famiglia è meraviglioso e il nostro assistito ha fatto progressi da gigante! Un giorno mi ha chiamato un Infermiere che aveva avuto il mio numero da un’amica e ho partecipato ad un insolito colloquio, fatto di tanta cortesia e di tanta premura per il proprio familiare. Quel giorno mi è andata bene e sono stata scelta, dall’indomani avevo subito il mio contratto di lavoro”.

Il mini-ospedale in casa

In casa è stato creato, grazie anche all’intervento dell’Azienda sanitaria locale competente, un mini-ospedale dotato di tutti i presidi e i confort necessari per gestire un paziente di 90 Kg che non è in grado di comunicare e che deve essere gestito in sostituzione totale 24 ore su 24.

Nella stanza dell’assistito vi sono:

  1. un letto elettronico multifunzione dotato di materasso antidecubito;
  2. un sollevapersone elettronico;
  3. tutto l’occorrente per l’igiene intima;
  4. tutto l’occorrente per le medicazioni (avanzate) al sacro e per la gestione della PEG;
  5. un aspiratore e delle sonde di aspirazione;
  6. un armadio con la biancheria;
  7. un armadio con il vestiario;
  8. una vetrinetta per i farmaci e per i vari presidi medici;
  9. una carrozzina con presidi antidecubito;
  10. una comoda per la doccia;
  11. un umidificatore;
  12. una vetrinetta per l’emergenza;
  13. una vetrinetta per i DPI;
  14. un bidone per la raccolta dei rifiuti biologici;
  15. una vetrinetta per le Nutrizioni Enterali;
  16. una vetrinetta (in bagno) con tutti i prodotti per l’igiene personale preferiti dal paziente prima del sinistro stradale.

L’assicurazione

Tutti e 5 gli operatori, anche su richiesta della famiglia, si sono dotati di un’assicurazione che li copre contro i rischi accidentali e danni non volontari. Massimali scelti dai 2 ai 5 milioni di euro.

La gestione dell’emergenza

Grazie ai consigli dell’Infermiere Libero Professionista che li ha reclutati per questo lavoro è stato creato in casa anche un mini-percorso dell’emergenza e una sorta di protocollo da rispettare (che qui riportiamo integralmente):

  1. per la routine avvisare il medico di base; 
  2. per le acuzie e improvvisi malori chiamare immediatamente il Servizio 118; 
  3. il percorso tra la stanza del paziente e l’uscita principale dell’abitazione deve essere sempre e comunque sgombero; 
  4. utilizzare sondini sterili di dimensioni adatte per emergenze legate al de-posizionamento della PEG (per evitare la chiusura dello stoma); 
  5. tenere sempre a portata di mano antistaminici per eventuali reazioni allergiche conosciute o sconosciute;
  6. conoscere a memoria l’indirizzo dell’assistito e avere a portata di mano tutta la documentazione necessaria (cartella clinica, codice fiscale, documento di identità, ecc.);
  7. dopo il 118 allertare immediatamente i familiari.

Chi ha gestito pazienti a domicilio sa benissimo che le emergenze non sono rare.

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