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Percezione dei professionisti sul cateterismo intermittente

di Sandra Ausili

Le Incontinenze

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Quali sono i criteri che orientano la scelta tra cateterismo a permanenza e cateterismo a intermittenza? Secondo quali parametri viene effettuata la scelta del tipo di catetere più adatto ad ogni singolo paziente? Quante sessioni di addestramento sono necessarie per rendere autonoma una persona nella procedura di autocateterismo? Sono ancora pochi i dati pubblicati che riguardano pareri e opinioni circa il cateterismo intermittente e su quali basi sia possibile ottimizzare l’impiego dei cateteri nei diversi soggetti. Per questo è stata condotta un’indagine che ha sondato le percezioni dei professionisti sanitari operanti nei principali centri di riabilitazione urologica ed unità spinali di tutta Italia. Obiettivo? Tracciare una valutazione nazionale del problema.

Ritenzione urinaria, riconoscerla e trattarla

La ritenzione urinaria è definita come l’incapacità a svuotare completamente la vescica a causa di alterazioni a carico dello sfintere uretrale o del muscolo detrusore. Si tratta di una complicanza che si verifica in diverse condizioni patologiche comunemente classificate in: ostruttive, infettive, infiammatorie, farmacologiche, neurologiche, complicanze post-operatorie, gravidanza, traumi.

La vescica neurogena o neurologica è una disfunzione neurologica che interessa la parte bassa dell’apparato urinario

Il normale funzionamento della vescica dipende da una complessa interazione tra cervello, sistema nervoso autonomo e i nervi periferici che innervano vescica e uretra; i meccanismi che si interpongono fra queste interazioni possono causare ritenzione urinaria e la cosiddetta vescica neurogena, che di norma è causata da patologie a carico del SNC, come ictus, lesioni spinali o SLA.

Anche le patologie che colpiscono i nervi periferici possono portare a ritenzione urinaria: ad esempio il diabete con grave neuropatia o, ancora, morbo di Parkinson e sclerosi multipla.

Indipendentemente dai meccanismi sottostanti, la ritenzione urinaria può predisporre i pazienti ad una vasta gamma di complicanze, tra cui infezioni ricorrenti del tratto urinario, calcoli alla vescica, alterazioni del tratto urinario superiore fino all'insufficienza renale.

La terapia della vescica neurogena prende in considerazione la sintomatologia e la gravità del problema. Nonostante il cateterismo vescicale a intermittenza (CIC) sia ormai diventato uno standard nella pratica clinica in sostituzione o a completamento della minzione nei pazienti con vescica neurologica, pochi sono i dati pubblicati che riguardano pareri e opinioni circa questa procedura e su quali basi sia possibile ottimizzare l’impiego dei cateteri nei diversi soggetti.

Su questa scia è stata condotta un’indagine percettiva tra urologi, fisiatri e infermieri dei principali Centri italiani di riabilitazione urologica1 con l’obiettivo di individuare i criteri che orientano la scelta tra cateterismo a permanenza e a intermittenza, i criteri di scelta del tipo di catetere nonché il numero e la durata delle sessioni di addestramento al CIC.

La survey sul cateterismo intermittente secondo gli operatori sanitari

Con l'indagine - condotta in due tempi: tra aprile e ottobre 2017 e tra settembre e dicembre 2018 - sono stati contattati complessivamente 109 operatori sanitari afferenti a 88 centri italiani dove si effettua la riabilitazione urologica (urologi, fisiatri e infermieri).

I soggetti che hanno aderito alla ricerca (l'80% delle risposte sono di infermieri) sono stati coinvolti nella compilazione di un questionario web based di 20 domande relative ai soggetti in CIC, su piattaforma Id Survey.

Quando si ricorre più frequentemente al cateterismo intermittente

Dall'indagine è emerso che complessivamente la ritenzione urinaria viene gestita con il CIC nel 65,2% dei casi; l’adozione del CIC è massima nei centri di riabilitazione (77%) mentre si abbassa notevolmente nei centri di urologia/urodinamica (57,4%).

CIC Transuretrale Sovrapubico Misto Altro
Urologia/urodinamica 57,4% 27,8% 7,8% 6,5% 0,6%
Centri di riabilitazione 77% 21% 1,9% 0,1%
Unità spinali 75,9% 11% 3,0% 8,6% 1,9%

Paraplegia e tetraplegia sono le condizioni che prevedono con più frequenza il ricorso al CIC (rispettivamente 36,5 e 14,3%, con punte del 57% nelle unità spinali) mentre dal punto di vista della diagnosi prevalgono lesione midollare e sclerosi multipla, rispettivamente per il 33,7 e 21,8%.

Gli utilizzatori del CIC sono risultati in misura maggiore di sesso maschile (56,3%) e il 65% dei pazienti ha un'età compresa tra i 41 e i 75 anni.

Fattori che condizionano la scelta di CIC

Abilità manuale, funzioni cognitive adeguate e condizioni anatomiche/funzionali favorenti risultano le tre principali caratteristiche che orientano al CIC rispetto al cateterismo a permanenza in tutti i Setting assistenziali presi in considerazione dalla survey.

Caratteristiche specifiche del catetere

Per quanto riguarda la scelta del presidio, dall'indagine è emerso che sono principalmente le "necessità specifiche del paziente" ad orientarla, prima ancora delle "caratteristiche specifiche del catetere", del "supporto e competenza dell’azienda proponente", delle "evidenze cliniche e dell'"esperienza d'uso".

La scelta del presidio più adatto si caratterizza quindi per l'attenzione alle esigenze di un'ampia gamma di persone, come nel caso dei cateteri compatti con e senza sacca, che hanno dimostrato di rispondere efficacemente in particolare alle esigenze delle donne2, mentre il fattore “costo” non sembra avere una rilevanza significativa sulla scelta.

Tra le caratteristiche specifiche del catetere ad emergere come fortemente apprezzate (su una scala da 1 a 10, dove 1 sta per "marginale" e 10 per "fondamentale") sono quelle che facilitano la procedura manuale, in particolare lubrificazione, maneggevolezza e facilità di inserimento.

In ogni caso, la diversa tipologia di cateteri disponibili nella pratica clinica rappresenta un'opportunità, perché permette una migliore personalizzazione del trattamento.

Media Mediana
Dispositivo no touch 8,6 9
Tipo di punta 8,4 9
Caratteristiche del connettore 7,7 8
Flessibilità 8,5 9
Lubrificazione 9,5 10
Maneggevolezza 9,4 10
Sgocciolamento del lubrificante 7,8 8
Facilità di apertura 9,2 9
Facilità di inserimento 9,4 10
Facilità di rimozione 9,2 10
Discrezione 8,7 9
Packaging 8,3 9
Ingombro confezione/facilità trasporto 8,5 9
Facilità di smaltimento 8,3 9

Infermiere protagonista dell'educazione all'utilizzo del catetere intermittente

Così come la scelta del presidio, anche l'educazione all'utilizzo del catetere risulta fortemente legata alle caratteristiche del paziente ed è quella dell'infermiere la figura sanitaria protagonista.

Se è vero, infatti, che le prime informazioni sul cateterismo vengono trasmesse al paziente nella maggior parte dei casi (70%) dal medico (per il 28% dall'infermiere), la situazione si ribalta quando si passa all'addestramento, che viene effettuato nel 94% del campione dall’infermiere, percentuale che arriva al 100% se vengono prese in considerazione solo le unità spinali e i centri di riabilitazione.

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