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Esodo dal Nord e dalla Sanità Pubblica: “Nel 2024 in fuga 20mila infermieri”

di Redazione

Fa discutere il caso dell’infermiere dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna che ha scelto di tornare al Sud e di passare al settore privato, il Report di Nursing Up: In un anno dimissioni più che raddoppiate, nel 2023 gli addii volontari dei professionisti dell’assistenza erano stati 8.500.

Le cause: stipendi tra i più bassi d’Europa, turni massacranti, violenza in corsia

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Antonio De Palma, presidente di Nursing Up

Infermieri in fuga come non mai dal Sistema sanitario pubblico in Italia: Nursing Up non usa mezzi termini e denuncia quella che è oramai diventata una vera a propria “ecatombe”. E mette sul tavolo i numeri dell’esodo che nel 2024 ha coinvolto oltre 20 mila infermieri, ostetriche e professionisti dell’assistenza. Una soglia mai raggiunta e persino più che raddoppiata in un solo anno: rispetto alle 8.500 dimissioni del 2023 infatti “si è superato ogni limite immaginabile”.

Il sindacato di categoria torna così sul tema della crisi infermieristica all’indomani della denuncia rimbalzata sui media nazionali di un infermiere del Pronto soccorso dell’ospedale Sant’Orsola: l’uomo, dopo 5 anni di lavoro a Bologna con un impiego fisso, ha deciso di tornare nella sua città, Reggio Calabria, e passare ad un impiego nel settore privato.

I fattori scatenanti della fuga? Stipendi insufficienti e turni massacranti

Non è difficile risalire alle cause dell’emorragia di una intera categoria nel settore sanitario. A elencarle è Antonio De Palma, presidente di Nursing Up. In primis, Infermieri e ostetriche sono costretti a vivere con 1.500 euro netti al mese in città dove il costo della vita è insostenibile.

Così la crescente migrazione dei professionisti del settore, in gran parte provenienti dal Sud, sta portando sempre più infermieri ed ostetriche a scegliere la libera professione- spiega De Palma- e a tornare nelle loro regioni d'origine, dove il costo della vita è più basso e il supporto familiare è un fattore decisivo. Tra i “perché” del fenomeno quindi le retribuzioni inadeguate a fronte del caro della vita è a primo posto.

Buste paga tra le più basse d’Europa, turni insostenibili e ambiente di lavoro ostile

Gli stipendi degli infermieri ed delle ostetriche italiani sono tra i più bassi d'Europa, al di sotto della media dell'Ocse- chiarisce il numero uno di Nursing Up- Nonostante la formazione e le responsabilità crescenti, uno stipendio medio di circa 1.500 euro netti al mese, che pone l'Italia come terz'ultima in Europa. E anche se il reddito medio mensile al nord sale a 2 mila euro, non riesce a reggere il passo con il costo della vita della città: con il risultato che è impossibile per questi professionisti mantenersi dignitosamente, come conferma la storia dell’infermiere di Bologna.

Il quadro è ancora più drammatico: secondo il Report di Nursing up il 71% dei professionisti è costretto a contrarre prestiti per far fronte alle spese quotidiane, segno che il salario non basta nemmeno per coprire le necessità più elementari.

Carichi di lavoro eccessivi, con reperibilità continue e straordinari scarsamente retribuiti stanno rendendo le professioni sempre più stressanti, spiega il sindacato. Gli infermieri e le ostetriche si trovano a lavorare senza un adeguato equilibrio tra vita privata e professionale, aumentando il rischio di burnout.

A corollario di tutto ciò un contesto caratterizzato da stress cronico, burnout e un aumento costante delle violenze in corsia, aggiunge De Palma. Questi episodi, purtroppo- incalza- non sono più un'eccezione, ma una triste realtà quotidiana che minaccia la sicurezza e la serenità del personale sanitario.

Le aggressioni ai danni degli infermieri sono in costante aumento, il report le stima in 130.000 episodi all'anno. Questo fenomeno- sottolinea- è la seconda causa di dimissioni volontarie, dopo le scarse retribuzioni, seguita dalle deludenti prospettive di carriera.

Sta infine emergendo tra gli infermieri una crescente difficoltà psicologica: Il burnout e lo stress accumulato durante la pandemia sono tra le principali cause del deterioramento della salute mentale del personale confermano da Nursing Up Il 16% in più di infermieri, ma anche di ostetriche, ha segnalato disturbi psicologici rispetto all'anno precedente.

Non solo fuga dal Ssn: c’è anche un calo delle “vocazioni”

Ai numeri in negativo di chi vuole smettere di fare l’infermiere nella sanità pubblica, si aggiungono quelli, sempre con il segno meno, di chi non vuole diventarlo.

Un dato preoccupante proviene dall'Ocse, che ha segnalato un drastico calo dell'interesse verso i corsi di laurea come quello in infermieristica in Italia, spiega infatti Nursing Up. Tra il 2010 e il 2024 infatti il numero delle domande di iscrizione ai corsi di laurea in infermieristica si è dimezzato, con un calo del 50%.

Le regioni con il tasso più alto di dimissioni nel 2024

I dati sulle dimissioni nelle regioni tra i professionisti dell'area non medica, in primis infermieri e ostetriche, vedono al primo posto la Lombardia, con oltre 2.500 dimissioni nel 2024, seguita dall’Emilia Romagna e le sue 1.500 dimissioni. Al terzo gradino del podio il Veneto dove gli addii volontari sono stati più di 1.700. Tocca la soglia di 1.000 dimissioni il Piemonte. Poi c’è il Friuli Venezia Giulia dove la fuga degli operatori sanitari si ferma a 500 unità nel 2024.

Misure urgenti o è collasso sanitario

È chiaro che senza misure “necessarie e urgenti”, il sistema sanitario rischia il collasso: quello di De Palma è un grido di allarme rivolto a governo e le istituzioni. Per fermare questa emorragia di professionisti e garantire il futuro del Ssn, spiega, le soluzioni possibili ci sono: aumento delle retribuzioni, il miglioramento delle condizioni di lavoro e il riconoscimento del valore di chi lavora per la salute di tutti.

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