Nurse24.it

Wound Care

Addio alla garza iodoformica in ambito vulnologico

di Sandra Ausili

Utilizzata “tradizionalmente” su lesioni che presentano fibrina o necrosi, per "riempire" le lesioni cavitarie e/o per una sua presunta azione “disinfettante” sulla lesione, in realtà la garza iodoformica non trova riscontro in letteratura circa la sua efficacia (e sicurezza) in ambito vulnologico. A spiegarlo è Andrea Bellingeri, infermiere specializzato in wound care (chirurgia vascolare, ambulatori di vulnologia e piede diabetico Fondazione Pol. S. Matteo Pavia), che in seguito all’annuncio della sospensione di produzione e commercializzazione dei prodotti in garza medicati allo iodoformio sottolinea: come clinici oggi siamo quanto mai obbligati a cercare dei sostituti della iodoformica validi.

Captazione batterica, Bellingeri: valida alternativa alla iodoformica

Nonostante non ci sia medico od infermiere che non abbia avuto esperienza di impiego con questo prodotto, in letteratura non abbiamo trovato nessuno studio clinico randomizzato e controllato (RCT) che dimostri l’efficacia della iodoformica, spiega Bellingeri. Al contrario: approfondendo la ricerca, si è risaliti ad una serie di lavori che denunciano non tanto l’efficacia, ma la potenziale tossicità di questa medicazione1.

Vista la scarsa letteratura, dunque, e la mancanza di prove di efficacia, l'uso routinario della iodoformica - aggiunge Bellingeri, che ha tenuto una relazione sul tema nel corso del XVII Congresso nazionale AIUC - andrebbe abbandondato. Questo a maggior ragione dopo che la principale azienda produttrice italiana ha annunciato (settembre 2023) la sospensione della produzione e della commercializzazione di prodotti in garza medicati allo iodoformio, poiché il cambiamento normativo ha reso la garza allo iodoformio non più conforme al Regolamento UE 745/2017 (MDR) e molto oneroso in termini di costi l'ottenimento della certificazione CE.

Oggi, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, i professionisti hanno a disposizione medicazioni avanzate altamente performanti a fronte di controindicazioni che tendono allo zero. È il caso della tecnologia a captazione batterica, medicazione batteriostatica che non causa rilascio di alcuna endotossina sul letto della ferita.

Costituita da un supporto in tessuto trattato con un derivato degli acidi grassi (DACC - Dialchilcarbamoilcloruro) che lo rendono idrofobico, agisce mediante un meccanismo puramente fisico: applicata direttamente sul letto della ferita capta batteri e funghi grazie all’interazione idrofobica. I patogeni, così, vengono legati in maniera irreversibile e rimossi ad ogni cambio di medicazione.

Disponibile in diversi formati e misure per trattare in tutta facilità e sicurezza qualsiasi tipo di lesione - superficiale o profonda, essudante o necrotica - la tecnologia a captazione batterica è utilizzabile su qualsiasi tipo di paziente, rappresentando quindi una valida alternativa a medicazioni tradizionali ormai desuete, conclude Bellingeri.