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Editoriale

Un posto al sole negato agli infermieri Giordano Cotichelli

”Un posto al sole” è la soap opera italiana più conosciuta e che va in onda da più tempo. La prima puntata è del 1996 e al 12 dicembre scorso si è arrivati al 6.337esimo episodio. Prodotta da Rai 3 è ambientata a Napoli e riesce a coniugare la professionalità degli attori, di un cast pluridecennale, e di tutti coloro che ne permettono la realizzazione, sul piano tecnico con delle storie che si protraggono nel tempo, si intrecciano, nascono e finiscono nel solco delle migliori delle tradizioni televisive. Di più non si può pretendere da una trasmissione che è di puro svago. Anche se qualche caduta di stile, ogni tanto, può capitare. Tutto sta a vedere in che termini e per quali ragioni, ma soprattutto con quali conseguenze. È il caso della puntata del 12 dicembre scorso. Proprio all’inizio di questa si assiste ad un dialogo fra Michele Graziani e la figlia Silvia; il primo è un giornalista e l’altra un medico fresco di laurea.
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Il 59% degli infermieri in servizio negli ospedali italiani è molto stressato e il 36% sente di non avere il controllo sul proprio carico di lavoro. Il 47,3% si percepisce “privo di energia” e nel 40,2% dei casi si ravvisa un esaurimento emotivo elevato. Il 45.4% ritiene che l’impegno professionale non lasci abbastanza tempo per la propria vita personale e familiare. Alla domanda sulla possibilità di lasciare entro il prossimo anno l’ospedale a causa dell’insoddisfazione lavorativa, quasi la metà degli infermieri ha risposto in modo affermativo (45.2%). Ad analizzare il reale grado di stress dei professionisti e dei suoi principali motivi è lo studio BENE (BEnessere degli Infermieri e staffiNg sicuro negli ospEdali) realizzato dall’Università di Genova con il sostegno dalla Federazione nazionale degli infermieri (Fnopi), che avverte: Qualità delle cure e sicurezza dei pazienti a rischio.
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La manovra economica per il 2024 è l'ennesimo schiaffo al Servizio sanitario pubblico e ai suoi professionisti e perché mortifica i principi della salvaguardia della sanità pubblica e del diritto alla tutela della salute che continuano a non essere tra le priorità di questo Paese, a prescindere dal colore e dall'appartenenza politica di chi lo governa. Lo scrivono in una nota congiunta Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up.
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Scale di Valutazione

GOS: la Glasgow Outcome Scale

Il trauma cranico è definito come un’alterazione della struttura cerebrale in seguito ad una sollecitazione esterna. A causa dell’evento, che può verificarsi contro un oggetto, una superficie, in seguito ad un’aggressione o ad un incidente stradale, all’interno dell’encefalo può verificarsi un danno neuronale, con morte o alterazione dei neuroni, infiammazione del tessuto cerebrale e una secondaria disabilità motoria o cognitiva.
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Patologia

Bali Belly

Bali Belly o pancia di Bali è il nome con cui tipicamente in Indonesia viene definita la diarrea del viaggiatore, particolare forma di gastroenterite diffusa in tutto il mondo tra i turisti che viaggiano ovunque, maggiormente frequente tra coloro che visitano i paesi del Sud-Est asiatico. Si tratta di un disturbo gastrointestinale ad insorgenza rapida, con vari gradi di sofferenza, che può colpire persone di ogni età, anche se gli individui anziani sono maggiormente a rischio per una debolezza del sistema immunitario. Tale disordine viene considerato un malessere da viaggio, perché i sintomi, spiacevoli e dolorosi, compaiono generalmente durante la prima settimana del soggiorno mentre l'organismo si adatta ad un nuovo ambiente con cibo e batteri diversi. Non avendo la stessa immunità della gente del posto, esposta agli stessi agenti patogeni, le persone che provengono da paesi stranieri si ammalano più facilmente e pesantemente.
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L’intubazione tracheale preospedaliera è associata ad un aumento della mortalità nei pazienti con trauma penetrante e l’utilità della gestione avanzata delle vie aeree preospedaliera è dibattuta. L’aumento dell’incidenza di episodi di violenza giustifica una valutazione completa dell’attuale gestione delle vie aeree nei pazienti con trauma penetrante nell’ambiente preospedaliero e all’arrivo al pronto soccorso. Alla luce di ciò alcuni ricercatori svedesi hanno pubblicato i risultati del loro studio sullo Scandinavian Journal of Trauma, Resuscitation and Emergency Medicine.
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